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tutti e tre diarroici da alcuni giorni; e fulminando senza nessuni prodromi Catani Luisa, che morì in poco più di trenta ore; quando il 20 vengono ad avvisarmi, scoppiato un caso di cholera a Cirignano.
Giace Cirignano un miglio a tramontano di Barberino, sur un ameno colle vestito a vigne e uliveti bagnato a’ piedi da’ torrenti Lora e Stura, sulla destra della via che conduce a Mangona. Una sola casa esiste sulla vetta del colle allato alla chiesa: ivi una Guasti Faustina moglie d’un muratore s’è ammalata nella notte di cholera. La situazione appartata ed aprica, la comodità e politezza di questa famiglia mi fanno sollecito ad indagare, il come possa essersi originata la malattia. La donna, salvo una febbre tifoidea or sono sette anni, è vissuta sempre sana, otto giorni indietro ebbe una lipotimia, e qualche conato al vomito: dopo tre giorni sciolsesi il corpo in diarrea biancastra. La donna s’era commossa a gran paura al primo annunzio del cholera in Barberino, e più si commosse quando seppe, che il marito era andato a visitare un malato di cholera, e l’avea voluto vedere anche morto. Fatto sta, che il marito fu preso da diarrea e vomiti biancastri soltanto, e da grave adinamia; nella donna svolsesi dopo sei giorni il cholera in tutta la sua violenza: anzi posso dire, che questo fosse il malato più grave che io conducessi a salvamento.
Il 22 il cholera riavvicinavasi minaccioso a Barberino, assalendo, in una stessa mattina e nello stesso casolare, Teresa Boni d’anni 14 trecciajuola e Domenico Calamai di 59, merciajo girovago o barullo, come dicono a Barberino, e a pochi passi distante Ajazzi Giuseppe d’anni 15 calzolajo. In tutti questi non furono contatti