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primo della povera madre. Il 16 in un momento di quiete di sue atroci sofferenze la si ricorda del figlio, e chiede istantemente di rivederlo: non lo bacerà, nol toccherà, ma vuol rivederlo. Gli astanti in prima tennero fermo: ma chi potrebbe a lungo opporsi ad una madre, che chiede vedere il suo prediletto? Il bambino venne, più che la prudenza potè l’amore materno... il bacio fu dato! Il giorno dopo il bambino era fulminato da cholera... dopo venti ore era cadavere... Questo fatto è tale da far pensare seriamente i miscredenti nel contagio: noi vi torneremo più tardi.

Ma nella casa attigua alla Messeri ammalano dipoi lo stesso di 17 al primo piano un Pieraccioli e al secondo un Biechi Ferdinando, amendue senza diarrea prodromica, amendue senza ch’io possa accagionare contatti di sorta. Disgraziatissima famiglia de’ Biechi fu questa, perchè il male non si contentò di questo giovane d’anni 14, ma colpì la madre, colpì un altro giovane d’anni 17, e tutti e tre per patimenti fierissimi condusse ad una morte. Qui la miseria appariva veramente grandissima: squallide e nere le muraglie, e infestate continuo di fumo le stanze, miserabili giacigli coperti appena di pochi stracci per letto, penuria di tutto, fuorché di pazienza ne’ miseri che ammalavano, e ne’ più miseri che rimanevano; e nel di dietro i soliti ammassi di materie putrescibili, le cui pestifere emanazioni salivano fino alle finestre.

Il cholera intanto era tornato a vagare, ma senza veruna ragion di contatti pel borgo di Barberino, aggredendo quà e là una Baldini serva, un Parrini fornajo e cacciatore, miserabilissimo, una Poggiali stata già pellagrosa.