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relazione, s’era affaticato molto, e la sera avea mangiato in gran copia pulenda dolce. Il giorno 10 corse muto di casi, e funestato soltanto dalla morte del Vignolini, che visse solamente quindici ore. L’11 moriva l’Ajazzi Filomena, e pareva giorno che volesse chiudersi senza nuove vittime; gli abitanti stessi s’erano riavuti alquanto dal primo spavento, e andavano a riposare quella sera con migliori augurii, quando il terribile male nella notte torna a battere al medesimo casamento. Una Rosa Mocali d’anni 45, un bambino di anni tre sono assaliti da cholera veemente. Il bambino non ebbe prodromi di sorta, la donna era soggetta da qualche giorno a diarrea e dolori ventrali. Anche di questa la relazione sul conto de’ contatti si limita a dire, che era pigionale nello stesso casamento: ma io so, che cotesta donna rimase esterrefatta nel veder trasportare giù per le scale il cadavere, se non erro, dell’Ajazzi. In quella notte ma in altro luogo ammalava pure l’Eufrosina Borsoni, la quale, diarroica da qualche giorno, non ebbe contatti diretti di sorta; sì bene li ebbe un suo figlio, che fu a visitare qualche choleroso.

Ma qual’era questo casamento, che il cholera avea visitalo per il primo e con ferocia così insistente? Sebbene esternamente di decente aspetto, e di buona costruzione internamente, pure molte famiglie e povere vi viveano dentro ammassate: l’entratura e le scale a comune, sudice quanto più dir si possa. Ma ciò di cui non posso tacere è un cortile quasi interno, ove tutte le immondizie e tutte le acque putride venivano riversate dagli inquilini ad ingrassare i depositi di concime, che ogni famiglia per una riprovevole industria s'andava accumulando. Ho veduta cotesta corte nel suo stato di verginità.