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Il popolo di Barberino, come quello in genere di questa felice contrada Mugellana, è buono, docile, festoso, cortese, molto inchinato alle pratiche religiose, aborrente da intemperanze. Vicino com’è ad una città commerciante come Prato, e sur una delle grandi vie che allacciano Firenze e Livorno con Bologna e l’alta Italia, potrebbe avvantaggiare di molto le sue condizioni economiche, se veramente non fosse desiderabile, non dirò l'attività, ma uno spirito più industre e intraprendente. Ne’ tempi andati vi fioriva il mestiere di cardare e tessere rozze lane, il che dette luogo allo spiritoso ingegno del loro poeta Corsini di dire:

     « . . . . . . . . . . . Barberinesi
     Lasciate un po’ di slappolar le lane,
     E di comporre ingiusti e giusti pesi
     Alle povere donne paesane.»

Ora le mani delle donne occupansi, forse più pulitamente ma meno lucrosamente, nell’intrecciar la paglia: mentre gli uomini attendono o a’ comuni mestieri, o alle faccende rurali, o al trasporto delle merci, o a raccor legna pe’ boschi vicini.

La povertà esiste certo in Barberino, massime nelle annate presenti; pure, comunemente parlando, non vi si rivela con tale degradamene ne’ corpi e negli animi, da parere come altrove piuttosto cancrena, che piaga della società.

So, che da qualcuno si disse il Mugello la Beozia della Toscana; ma non so, se un paese che ha dato alle arti Giotto di Bondone e l’Angelico, alle lettere Giovanni della Casa, alle scienze quel sereno ingegno del Cocchi,