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Quanto al clima, posto com’è Barberino in angusta valle aperta solo a mezzogiorno, e in riva ad un fiume, in mezzo ad un terreno irrigato da copia grande di torrenti rivi e fossati, i subiti cambiamenti di temperatura, che «nelle ore vespertine vi succedono per la natura alpina del paese, lo rendono facilmente umido e soggetto alle nebbie.» Le quali, dice il Repetti nel Dizionario Geografico della Toscana, «sogliono comparire e ammassarsi nel fondo della valle sul tramontare del sole, e di lì spandersi per i colli, e sulle pendici inferiori dell'Appennino, fino alle prime ore del giorno novello, tutte le volte che un vento secco non sopraggiunga a dissiparle, o un vento umido e un’aria agitata a convertire le stesse nebbie in pioggia.»

L’aria poi, sebbene respirisi pura e salubre nelle sovrastanti colline, non credo sia perfettamente tale in seno del borgo, ove molti e aperti a benefizio di natura sono i fomiti di emanazioni miasmatiche, e deboli naturalmente le correnti amosferiche; le quali scendendo da’ monti vicini, passano per così dire alte sul capo al paese, e tengono l’aria repressa e stagnante, anzichè agitarla e rinnuovarla. Io mi rammento di certe sere, in cui mi trovava a diporto sulla collina di Vigesimo, o per le amene alture del Tignano, nell’era che da ogni abitato s’alzano quelle colonne di fumo, che ricordano una mensa frugale e lo scarso ristoro d’un povero focolare. Il tramontano, impetuoso qual suole scendere giù da' gioghi della Futa, pervenuto a ridosso del paese, lo accavalciava da un poggio all’altro, risospingendo in basso que’ globi vaporosi, i quali investivano ed involvevano da tutte parti il paese di Barberino, che al mio ritorno trovava come affumicato.


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