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strada acciottolata, che conduce a Màngona, incontransi a dritta e sinistra vari mucchi di case pigionali in gran parte, de’ quali il più grosso e lurido si chiama l’Erede; sinchè arrivata la via, dopo un miglio poco più, a piede dell’ameno colle di Cirignano, piega a sinistra, e diventa erta solitaria e selvosa.

Apposta rammento questa via, perchè pare, che il livido ospite, abbandonato il borgo di Barberino, andasse poi a porre il suo estremo termine sulla vetta di Cirignano, e quindi, siccome persona camminando or avanti or indietro lungo la detta strada, visitasse or questo or quel casolare, saltando sempre a piè pari il villaggio dell’Erede, ove temevamo fosse più allettato a fermarsi e gavazzare.

Un secentista non lascerebbesi qui scappare la bella immagine, e direbbe che il Cholera, il quale è quella gran

     «.... fiera colla coda aguzza,
     Che passa i monti e rompe muri ed armi,»

ebbe paura di avanzarsi più oltre verso la patria di colui, il quale andogli incontro a combattere le prime armi, fino dal suo primo irrompere sul suolo Toscano...

Ma questo non è luogo di poesia, e tanto meno di poesia secentistica, e il lettore m’avrà per iscusato.

La popolazione di Barberino ascende secondo gli ultimi computi a 2,300 abitanti, i quali vi vivono ammassati piuttostochè nò, e a 10,000 quella dell’intero comune. La mortalità suol valutarsi pel borgo a 60 in circa per anno.

Il suolo della comunità è in gran parte di natura calcarea, e ridente della più vaga e felice cultura.