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PROEMIO.

farla palese à noi, che gl’ammaestriamo in tante guise senza loquela? Et noi come possiamo far intendere loro i concetti nostri, & ciò che da loro desideriamo con l’efficacia del parlare? Grand’arte è questa adunque, la quale s’insegna con gran fatica, maggior pericolo, & molto piu intelletto. Et perciò è degna veramente da essere istimata molto, se non vogliam dire, da anteporsi all’altre. Dell’utile della quale grandissimo, che ne deriva, non solo à Prencipi, & Cavallieri, ma à ciascuno, mi riserbo à parlarne in un’altro luogo più al proposito. Ma del giovamento grande, che reca à maestri d’essa; massime quando viene accompagnata da tutte quelle parti, ò della maggiore, che dirò poi nel terzo libro quando tratteremo di quello, che à buon Cavallarizzo s’apartiene; sarebbe fuor d’ordine volerne hora ragionare; vedendosi manifestamente à che sublime grado, & di ricchezze, & d’honori asceseno a’ tempi nostri Cesare Ferramosca, & Don Ciarles della Noia col favor d’essa appresso Carlo Quinto Imperatore. Lascio stare infiniti essempi più moderni per non difondermi tanto, & perche gia si sa, che era prima il cavallier Tommaso Mantuano, & il Commendador fra Prospero Ricco Milanese, & chi dipoi furno per quest’arte, & voi il sapete liberalissimo FARNESE che havete sporto à tutti due largamente, al Tomasso, perche nella corte di Francesco Re di Francia insegnava al Duca Horatio vostro fratello; & al Commendador fra Prospero per esser stato vostro cavallarizzo, & maestro del cavalcare. Il quale non solo con la commenda, & con tant’altre rendite havete, non che arricchito, & honorato, ma insignorito ancora. Quest’arte adunque utilissima pare, & essere si comprende, quanto a’ beni di fortuna. Ma non conosco meno trappassando al rimanente, che sia se non giovevole, & di gran profitto quanto al corpo, come l’isperienza maestra delle cose ci dimostra per quelli, che l’hanno essercitata come si deve, & chi l’essercita, & io confesso dal canto mio, che havendola prima per gli studij tralasciata, & poi per quelli havendo guasta la complessione, riassumendola me l’ho in parte racconcia. Et confesso ancora come ogni fiata, ch’io per pochi giorni tralascio il cavalcare, sentirmene infermo, & malenconico. Aetio dice, che l’uso di cotal arte sopra tutti gl’altri essercitij fortifica lo spirito, & tutto il corpo, & massime lo stomaco, purga i sensi & li rende assai più acuti, & allegri. Ne meno so comprendere che quest’arte nobilissima, & honestissima facci danno alcuno all’anima,