Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
DEL CAVALLARIZZO |
Cap. 18. delle orecchie, & de gli occhi del cavallo.
Havendovi io fin qui dimostrato, quali siano i boni cavalli per i mantelli, & de i segni essendomene passato nel capitolo precedente, come havete visto; hora mi pare convenevole dirvi de gl’occhi veri nuntij dell’animo del cavallo, ancorche alcuni vogliono, che sì come la coda del leone, così le orecchie del cavallo siano quelle, che dimostrino evidentemente l’animo, & valor suo. Perche se le havrà lunghe oltra à quello, che se gli conviene, & pendenti, & come si dice appannate, sarà simile all’asino. Se curte, & acute in punta sarà destro, & volenteroso. Se tra una orecchia, & l’altra sarà pochissimo spatio, tanto più sarà animoso, et migliore: et tanto migliore, quanto più nel suddetto spatio la pelle sarà unita, et affissa all’uso. Et finalmente secondo, che le andarà movendo, & piegando innanzi, ò indietro over più l’una, che l’altra; così dimostrerà l’animo che tiene falso, ò bono. Percioche se le punte delle orecchie nello andare, & stare, riguarderanno in sù, overo innanzi, l’animo sarà sincero; & alle volte molto intento à sentir cosa, che non sentiamo noi. Se le piegherà indietro verso il collo, & massime l’una più che l’altra, sarà segno di malitia grande, & massime se à tal segno aggiungesse il scrollar del capo, & se le piegasse indietro, ancorche sia segno di vitio, pò però essere, & massime nel corso, che ciò facci per natura, & costume. Et finalmente secondo, che le moverà, così haverà l’animo mobile, & falso, & bono. Hor quanto à gl’occhi dico, che non si trova il più vero segnale, ne’l megliore da far conoscere l’animo & qualità del cavallo, del segno de gl’occhi. Virgilio addimandato da Cesare Augusto, che volesse dirgli di chi era figliolo, dubitando di esser spurio; risguardandolo ne gl’occhi fisso, rispose, che più agevolmente un bon filosofo, & matematico pò conoscere, & giudicare ne gl’occhi le qualità de gl’altri animali, & di chi siano nati, che dell’homo. Per il che voglio inferire, che veramente gran cognitione ci danno questi della natura del cavallo; & mi meraviglio assai, che così leggiermente se ne siano passati questi moderni, che hanno scritto de’ cavalli, che pur che non habbino tocco cosa alcuna si pò dire; essendo nondimeno questi quelli, che al cavallo recano vaghezza decoro, & maestà infinita, & lo fanno parere terribile, animoso, & signorile tra gl’altri cavalli. Et all’incontro gli occhi anco lo rendono vile, & abietto tristo & vitioso, & se di parenti gioveni, over vecchi sia nato, se da malenconici, over allegri, & infetti. Et da essi si conosce l’affetto di tutto il corpo, & dell’animo. Et che sia vero, per dare essempio in quelli, nelli quali l’anima manca, & le forze se ne vanno, ò l’altre parti della faccia, & del corpo lasciati gl’occhi, che se