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PROEMIO

ma secondo il van volere de gli uomini. Anzi della virtù vien detto Povera & nuda vai Filosofia. Come che da per se sola sia abondante, sia ricchissima, sia sol quella, che feliciti l’homo la virtù. Ma vorrei, che mi dicessino questi calonniatori se si persuadeno, ch’io non sappia; ò se pur sanno ch’io so, che dove è meno d’intelletto è più di fortuna? E che per questo ha più giovato, & giova la sorte, che’l sapere? E più la credenza de gl’homini goffi, fondata sopra una lor certa falsa opinione, che sopra alcuna vera ragione? Guidate però ambe le parti dal destino. Il quale quanto importi ne’ beni di fortuna lo lascio giudicare à chi sa: & à chi ne ha fatto isperienza per quaranta & otto anni ch'io son al mondo, & travagliato com’ho fatt’io. Et certo è vero, che la fortuna ogni cosa signoreggia. Nè pò prudentia humana à quella opporsi. Rispondo ancora, che molti cavalli han’fama d’esser boni, che poi per vero poco vagliono. Come di molti per essempio io potrei dire, senza partirmi di Roma, se non fusse mio costume di non voler macchiare la fama d’alcuni gran comperatori, & maestri del cavalcare. S’io non hò fatto dunque così famosi cavalli, dirò prima che poco importa d’intorno al caso; e che se così fusse sarebbe stato per non haver hauto soggetto atto à questo. Che come si dice la forma nobile non s’introduce già mai se non in materia ben disposta. Ne mi si opponga l’esser’io stato cavallarizzo vostro; che havete sempre hauto razza bona, & cavalli eccellentissimi, ch’io risponderei che la mia sorte in quel brevissimo tempo, che dimostrò volermi felicitare al mondo, col farmi degno che un sì grande, e compito Prencipe si degnasse del mio servitio, nell’istesso mi ruinò in un subito, col non darmi pur spatio d’andare, & ritornare in Francia in suo servitio. Cosa notissima à ciascuno, che mi conosce, senza ch’io dimori pur tantillo à ragionarne. Oltra che e si sa pure di che maniera io habbi hauto i cavalli, in che guisa, & in che breve tempo i gl’habbi fatti. Ma io desidero più oltra sapere da questi tali, se l’Architettore è quello, che fa la fabrica, ò il muratore? Se’l Fisico compone le medicine di man propria per gl’infermi, ò lo spetiale? Overo se chi ha scritto ottimamente dell’arte militare, stratagemmi, e di duelli, come il Mutio, l’Alciato, & altri, fu necessario per questo, che in effetto fossero soldati duellanti, & capitani? E se lor credeno, che sia meglio il saper fare, del saper ben commandare? Certamente nò, ch’io creda, sapendosi pur troppo chiaro, che Vitruvio non