ni, che ben governino le razze & i cavalli a’ tempi debiti, & che gli diano quella creanza & disciplina che si richiede. Dalla Germania sono usciti, & escono cavalli grandi, & grossi, ma molto sconci nell’andare, & gravi, però molt’atti alla fatica. Et finalmente gl’antichi cavavano da diversi luoghi cavalli i quali io trappasso per non perder più tempo in cosa, che hora pò rendere poco frutto, essendovene pochi, ò se ne sono pur assai, essendo in luoghi molto remoti, & dove in Italia non passano, se non di raro, & in poca quantità, & con molta difficoltà. Ma a’ tempi nostri in Italia communemente tutti i Principi, & Signori si serveno per cavalli boni, & generosi, di queste sei sorti di cavalli, cioè di Corsieri, Frigioni, Ginetti, Turchi, Barbari, & cavalli da due selle: perche possono servire alla leggiera, & per armare. Di queste sorti ve ne sono & nati in Italia, & venuti di fuori da varie parti. Percioche di Spagna vengono alcuni Ginetti, & in Italia ancora da molte razze, ve ne nascono molti. Il simile accade de’ Frigioni, Barbari, Turchi, & altri Horiginetti di Spagna son di bellissimo corpo, & di bellissima gratia & bonissima natura & volere, presti, agili, veloci, & inimici delle battiture, & però con essi bisogna andare con le bone, & con destrezza; & per la loro generosità, & per esser molto coraggiosi sono attissimi alla guerra, ma sono molto sdegnosi & soggetti à patire nelle unghie de’ piedi se non se le havrà bona cura fin dal principio, & avertenza. Et nella vecchiezza diventano mordaci, & calcitrosi. Tra i cavalli di Spagna li Villani sono di maggior corpo, più venusti gagliardi, & di maggior bontà; ancor che dicono hora alcuni cavallieri il contrario: nondimeno l’opinione mia, & commune è tale. Questi ancora si ammaestrano più con la piacevolezza & patientia, che con le battiture, & asprezza. In Portogallo ancora hanno bellissimi cavalli & molto allenati al corso, & quei cavallieri di là fanno gran professione d’haverli veloci, & destri. Scrive Homero nella Iliade vigesima, che Borea vento amò alcune cavalle, che pascevano, & s’ingravidorno di tal vento, & partorirno i figli velocissimi. E scriveno ancora Plinio, Varone, Solino; & altri; che appresso ad Olisippo, & appresso al Tago fiume famosissimo, le cavalle mentre che spira Favonio si rivoltano, con la groppa verso tal vento, & così s’impregnano, li cavalli che nascono in questo modo, dicono, che sono tutti velocissimi. Da quì pò essere, che l’Ariosto fingesse il suo Rabicano, ma non avertì se così finse, che i cavalli nati di vento non campano più che per tre anni, & egli il suo fa immortale. Benche io credo, che più tosto si possa scriver questo tal nascimento per favola, che per vero. Sotto il velo della quale si significhi la velocità grande di tai cavalli, percioche Lusitania regno di Portugalo, & massime Olisippo, che hora si dice Olisbona, Metropoli di Portugallo, ha cavalli di tutti gli altri: velocissimi, ma non sono però di quelle forze compite, de i villani di Spagna. E’ ben vero, che