Pagina:Il cavallarizzo.djvu/4


PROEMIO

questi per troppo digiuno, e secco, l’oratione di quell’altro per aver più pelle, che carne; quelli per essere nel dire troppo oscuro, & affettato, & quell’altro troppo humile & basso, à rispetto di quello pieno d’ampolle, e di vesiche di vocaboli esquisiti, troppo gonfio & elevato; così come anco in questi lo stile troppo languido, & senza nervo. Non ritrovandosi in somma nessuno che da i denti dell’invidia non sia morso, & lacerato; & quel ch’è peggio non solo questo è prerogativa d’huomini eruditi, ma de gl’ignoranti ancora, e di quelli che mancano di giudizio, & arte. Di modo, che si pò dire, che i cani, che si chiamano Guzzi, & mastini ancor essi vogliono con quelli da caccia nasar la fiera. Et le capre vogliono havere il naso del rinocerotte, Et che cosa pò esser peggiore? Peggio anco è, che molte volte non possendo, nè sapendo tassare gli scritti, biasimano gli auttori stessi, nella vita, & fama loro. Ma in vero s’ingannano perche all’ultimo più ferite, & ponture riceveno essi, e si danno da se stessi, che lor diano à gl’altri. Ma per venire al particulare, e parlando di me proprio, s’alcuno troppo nasuto mi si opponesse, dicendo ch’io voglio dar precetti del cavalcare, e di tant’altre cose insieme, non havendo però mai fatto cavallo alcuno di fama grande, come hanno fatto, per il tempo andato, & fanno al presente alcuni cavalcatori, & cavalieri eccellentissimi. Et ch’io per ciò non sono stato mai in quella stima che habbia meritato servire à Re, & Imperatore. Et s’altri parimente dimostrandosi più teneri dell’honore, e dell’utile mio, & più gelosi della salute altrui, che della loro; dicessino ch’io farei meglio cercar per altra via dell’oro, e dell’argento, che col cavalcare; & col comporre materia di simile soggetto; pascendomi per questo di vento, & di fumo vano. Risponderei primieramente, ch’egli è vero ch’io non ho servito nè à Re, nè à Imparetore, ma sì bene à Prencipi grandi; & à voi massime grandissimo Farnese, che se non havete titoli tali, tenete il nome, & fatti di Cardinale, che forse non è meno. Et quel che per titolo vi manca, la virtù, & il valor vostro vi fa haver per merito. Et perciò il mondo non vi devria adorar per meno, ne vi adora, da che l’eccellentissime parti, le quali in quelli si desiderano, in voi solo tutte risplendono. Direi ancora che s’io non ho servito à tali, si deve haver riguardo non meno al destin mio fatale, che al merito delle persone. Sapendosi pur troppo chiaro, che questi honorati gradi non si danno hoggi mai secondo il merito delle virtù,