pre appresso di se carissimo. Non patì mai questo miracoloso cavallo, che altro che il suo Cesare lo cavalcasse, & imitando Alessandro esso fu il primo à domarlo, & l’ultimo à cavalcarlo, la statua del qual cavallo bellissima, & maravigliosa, pose innanzi al tempio di Venere genetrice. Di questo cavallo già vi ho detto, che è opinione che Giulio Cesare lo facesse sepelire pomposissimamente, ma sono ancora alcuni, che dicono altramente, come s’è detto. Caligola ancora che fosse malissimo Imperatore, in questo nondimeno si pò lodar molto, perche portava grand’amore à soi cavalli, che teneva per essi una stalla tutta marmore finissimo, con le mangiatore d’avorio; & invitava spesso a mangiar seco à tavola il suo cavallo più favorito, facendolo anco bere nella sua tazza d’oro; & soleva giurare per la vita di tal cavallo, come per la più cara cosa, che havesse al mondo. Nerone, & Poppea sua moglie in tal guisa amavano i soi cavalli, che li facevano ferrar d’argento & d’oro: oltra à molt’altre delitie, nelle quali gli tenevano. Adriano Imperatore hebbe un cavallo eccellentissimo, e nella guerra e nelle caccie, detto Aboristeno il quale sepelì honoratissimamente come scrivono Dione, & Celio. Ma quel bon Christiano, se ben gentile, Traiano Imperatore nel mezzo del suo stupendo edificio, fece collocare la statua del suo favoritissimo cavallo. Del qual edificio & statua maravigliandosi Costantino, disse non poterlo immitare altro, che forse nella statua del cavallo. Al quale rispose con gran gratia il regale Ormischa, prima ò Imperatore edifica un presepio tale, se tu poi; & poscia gli potrai collocare una tal statua. Vero Imperatore hebbe un’eccellentissimo cavallo chiamato volucro, credo dalla velocità sua incomparabile, al quale in vita fece il simulacro grande d’oro purissimo, & in morte con molta pompa lo sepelì in Vaticano. Dove è hora il palazzo del successor di Pietro; & fu di tanta eccellentia, che i Prascani più volte lo volesseno comprare per prezzo incredibile à dire. Ma sopra à tutto grande fu, & senza comparatione alcuna il prezzo del cavallo di Narsinga Re, il qual prezzo fu tanto, che una delle grosse città d’Italia non val tanto. Et altri appresso alli antichi infiniti hanno comprato cavalli à grandissimo prezzo, & honorateli in vita con habiti pomposissimi, & altre cose; & dopo morte con Piramidi, sepolture, & statue, quando il mondo era da’ Prencipi benigni & virtuosi habitato; & non desolato, come è hoggi dalla iniqua Turchesca potentia la quale riducendo ogni cosa in dura servitù, & tenendo tutti gl’homini per schiavi annullando, & facendo morire tutti gl’altri fuor che quelli, che ò al Turco servano, ò lavorano i campi; ha ridutto il mondo per tre parti in tanta calamità, che poi non si sono potute far le cose, che qua sono state racconte da quei Re, & Imperatori fatte; ò al tempo della Repubblica romana, ò in altro tempo. Cosa in vero di compassione dignissima. Et i nostri tempi per esser poveri, & deboli à rispetto di quelli di sopra havemo