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LIBRO PRIMO 11

nati servi, che non voglion servire, qual’altro animale ci pò recare quell’aiuto, che pò il cavallo? Il quale, & col portar gl’homini, & col corso, & col someggiare, & con ogn’altra cosa necessaria: ci serve di modo, che se non volemo vanamente disputare, ben si pò chiaramente vedere, che senz’esso non potriamo questa vita fare se non imperfettamente, ò con affatticarsi tanto, che per la fatica la vita mancasse. Nella Aucupatoria, & Pescatoria, ancor che queste siano vite, che non siano quasi possibili ad esser sole, & siano remote quasi dalla terra, per esser l’uccellare tutto, ò per la maggior parte nell’aere, & contra animali aerei; & il pescare nell’acqua, & che poco, ò quasi nulla gl’animali terrestri possino queste vite ricevere servitio, conducendo l’homo con molta commodità, non affaticato, ancor che in luoghi molto lontani alla uccellagione, & pescagione, & portando da i luoghi lontani, dentro alle Città ciò che si piglia: Oltra che nelle parti Settentrionali vi sono populi, che pescano con cavalli, come si pò vedere nel libro, che Olao Gotho ha cavato fuora a’ dì nostri. Ma nell’Agricoltura l’opera del cavallo è meravigliosa, perche egli in molti luoghi, dove ce ne copia, presta l’officio del bove arando; & questo fa più presto, con più ardire; trita porta, & fa quanto è necessario. Hor ristringendomi dico, che tutti gl’animali danno cinque, over sei cose à gl’homini, & queste sono l’opera loro, la carne, il latte, la lana, il coro, & la pelle, ne altro da loro si pò cavare. Se dal cavallo adunque delle sei cose dette, se ne cavano cinque, over dalle cinque se ne cavano altre cinque; non è egli tale, che sovenghi nella maggior parte, alla necessità della vita humana? Ma mentre si parla della necessità, io non vorrei passare à dire della utilità, della quale si ha da ragionare più distintamente.


Cap. 3. Dell'utile, che fa il cavallo.


Le utilità, che porge all’huomo il cavallo, sono quasi infinite: & chi volesse in questo estendersi d’intorno alli individui, & alla moltitudine delli essempi farebbe di quelle solo un libro. Et io perche intendo di essere breve, le andarò restringendo più che mi sarà possibile. Et intendo di parlare hora dell’utile così apparente come vero: sì per fuggire ogni dubbia, & vana disputatione: sì perche l’imperfettione humana non la sua, intieramente conoscere il vero. Di modo, che l’apparente non vi habbia gran parte ancora, & ben spesso la maggiore. Dico adunque, che l’utile è quello, che giova ò all’animo. ò al corpo, ò all’uno, & l’altro insieme. Le quai tutte tre parti adempie il cavallo. Percioche se bene potrà parer strano à molti, che il cavallo possi giovare all’animo, non potendo darne precetti, ne documenti,