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LIBRO TERZO 128

fatto à voi? il quale noi veggiamo pur sempre povero; & del quale si potrebbe ben dire quel verso, Povera & nuda vai filosofia; & veggiam anco deboluccio, & spesso infermo.

C.
Al verso che appropriatamente dite per me, rispondo, che ben ne l’attacca il Petrarca da parte mia, quando sottogiunge, Dice la turba al vil guadagno intenta. Per che se ben pare à gl’occhi vostri, & di molt’altri ch’io sia povero de i beni di Fortuna, non è però ch’io non habbi, & ch’io non habbi sempre havuto tutto quello che al viver humano et moderato s’apartiene. Et questo non con altr’arte ho aquistato sempre che con questa, che voi vedete del cavalcare. Ma forse ancora io sono più ricco assai di quello che vi pensate voi; & più di voi, & di molt’altri cavallarizzi grandi pieni di robba: perche io mi contento di quel poco ch’io ho, & mi guadagno con le mie fatiche; & lo dispenso (credo) come si conviene; che voi altri divitiosi forse non state saldi col desiderio in quello ch’avete; ma à guisa di vani uccelletti saltate di frasca in frasca, & più oltra desiderate sempre; per il che non satij mai, sempre si pò dire che vi moriate di fame; & essendo nelle acque delle richezze infin’al mento, à guisa di Tantalo, vi moriate di sete; & siate nudi se ben coperti di ricchi vestimenti; & per questo vi si conviene assai leggiadramente quel detto, che alli avari riconi si suol dire, per rassimigliarsi al rospo, che alli avari così manca quello che hanno come quello che non hanno. Circa poi al mio essere debile di corpo, & infermaccio, già nel luogo allegato dissi, che dalli studi era causato questo; & che per li studi havendo lasciato l’aggitar de’ cavalli, m’havea guasto la complessione; dove riasumendo queste tali aggitationi, me la sono se non in tutto, in bona parte racconcia. La onde se ben sono alquanto debile, & sogetto ad alcune infermità, & m’infermo spesso, non è cagion quest’arte utilissima; la quale consumando gli humori cattivi, & allegrando l’homo, & acuendo i sentimenti, non pò cagionar ne debilità, ne infermità; ma la causa di questo viene in me da quella prima causa ch’io vi ho detta degli studi: la quale non si havendo potuto gia mai del tutto lograre ha lasciato ancora alcuni residui nel corpo mio, che lo rendono debile; & alle volte et spesso infermo. Si che non viene dal cavalcare nessuna di queste cose; come voi forse credete.
P.
Tutto questo c’havete risposto non conclude altro, se non dell’utile che vi ha fatto & quanto à beni di fortuna, & quanto à quelli del corpo: ma ditemi per cortesia, che utile sentite voi nell’animo per quest’arte?
C.
Grandissimo veramente perche me ne sento (com’ho detto, alleggerire, & acuire) i sensi, li quali così divengono dal ben stare del corpo, & da questi poscia veggio che l’intelletto parte principalissima dell’anima, intende, & contempla meglio; così il giuditio fa l’offitio suo del giudicare, & la memoria del conservare; non vi parlo della volontà, perche quando à questa è proposta alcuna cosa dall’intelletto come buona, non pò fare che accettarla; essendo oggetto proprio della volontà il bene apparente, overo