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DEL CAVALLARIZZO

vea un tale amico era felice, ma chi pure n’havea l’ombra. Se adunque il cavallarizzo havrà le conditioni che si son dette, haverà anco senza dubio di molti amici grandi, ma quando mai altro non havesse, non gli mancherà almeno l’ombra dell’amicitia del suo Prencipe. Che chiaro è che un prencipe buono & virtuoso sempre ama, & tiene per amico l’huomo virtuoso & da bene.

Il che havend’io così succintamente detto, fu concluso senz’altra replica, che ce n’andassimo à casa ma che nel seguente giorno all’hora solita, ci ritrovassimo nel luogo stesso, ad ascoltare il rimanente che voleva dire il Commendadore; & la sententia diffinitiva del Giudice severo. Così fu fatto & andassimo.



Dialogo terzo.


Ritornati il seguente giorno all’hora solita, nel solito luogo, senza molte ceremonie, ne molte cose da dire, ci posemo à sedere: Et ciascuno aspettando che’l cavallier Prospero desse principio al suo ragionamento, così prese à dire.

P.
Nella conclusione vostra di hieri Messer Claudio, ci sarebbe assai che disputare, ma perche il tempo è breve & noioso per il caldo grande, che assai più hoggi di quello che fu hieri & l’altro, voglio che lasciamo le dispute; & seguitiamo l’ordine cominciato, per fine il nostro cavallarizzo. Al quale non volete voi aggiungere altro, per metterlo vivo vivo, in carne & ossa, bello vestito, la su nel cielo empireo fra i beati?
C.
Voi cavallier Prospero burlate, et io vi dico da vero (per farmi ancora meglio intendere) che il cavallarizzo che haverà le parti che non havemo racconti; havrà ancora tutte le tre cose, le quali si possono havere, & si desiderano in questo mondo comunemente; oltra le quali il nostro desiderio non trapassa.
P.
Et quali sono queste tre cose? ch’io per me ne desidero più di quaranta cinque; et pareriami bona cosa si risolvessero tutte, in tre sole.
C.
Tutto quello che pò arrichire, desiderare, & felicitar l’homo in questa vita, cade nell’utile, nel diletto, & nell’honore.
P.
Piano di gratia, & l’honesto dove lo lasciate voi?
C.
A voi lo lascio honestissimo Messer Prospero, che honestamente vivendo studiate Panetio in Marco Tullio de gl’offitij; ma utile è quello (al parer mio) che anco è honesto; fuor del quale non giudico che sia utile vero. Hor se il nostro cavallarizzo havrà quest’utile, non havrà egli ancora una gran parte del gioco guadagnata? che quest’utile habbi già, vi si è provato di sopra nel Proemio del primo libro; & vi si è detto che quest’arte dignitissima che fa un vero cavallarizzo, reca utile quanto à i beni di Fortuna; di che ve ne furono dati essempi antichi & moderni; & parmi di voi ancora. Quanto à beni del corpo dimostrassemo quanto fosse giovevole, confermando ciò con ragioni & auttorità. Et quant’utile rechi all’animo vi fu esposto. Perche non accade hora, ch’io m’affatichi in provar cosa si manifesta; et che da me fu provata prima.
P.
Fermatevi che quà vi voglio, che utile ha