Pagina:Il cavallarizzo.djvu/250


LIBRO TERZO 127

da ogni parte beato; & voi volete che dui beati siano al mondo, il vostro cavallarizzo, & il Prencipe. Se questo è vero seguita necessariamente che quel ch’ò detto hor hora sia falsissimo, ma questo è vero, adunque la vostra posizione è falsissima. Il perche levate adunque via quella felicità, over beatitudine dal vostro cavallarizzo, & Prencipe, se non volete essere canonizato per huomo che poco intende, & assai è ostinato.

C.
Io aspettava che desseno fine pur una volta à queste vostre bravure, per le quali havete fatto assai più lunga la conclusione che non sono state le promesse, alle quali si risponde però brevemente, acciò non pensaste di haver concluso, & vinto, che altro è la felicità ch’io ho detta, & altr’è la beatitudine che havete addutta voi; perche la vostra s’appartiene propriamente in patria, & questa che dic’io ogni viatore per così dire, la pò havere; della vostra è verissimo che nessuno in questa vita è da ogni parte beato, & della mia pò ben stare che se ben gli manchino quattro ò sei cose di quelle che si desiderano, sia non dimeno felice. Come per essempio di molt’antichi si pò vedere, & massime in Policrate tiranno dei Sannij il quale hebbe tanta felicità in vita sua, che mai argomento alcuno di tristezza in lui si pote vedere, et volendo da se medesimo eccitarsi dolore, prese un’anello di pretio infinito, & gittollo in mare; il qual’anello di poi ancora lo ritrovò (fra poco) in un pesce, donatogli da un pescatore. Gige Re di Lidi fu felicissimo, & hebbe una gioia in un’anello di tanta virtù, che rivoltandola ver lui vedeva tutti quelli che voleva: Onde per beneficio dell’anello tutte le cose conseguiva secondo il desiderio. Xenofilo Musico visse cento e cinque anni senza passione alcuna, & senza alcuno incomodo del corpo. Timotheo gran Capitano de gl’Atheniesi in modo tale fu felice, che in ogni guerra & impresa non solamente facile, ma certa si prometteva la vittoria. Alla quale prosperità havendo invidia gli Emuli, dipinsero la Fortuna, la quale nella sua nassa & rete metteva le città, & il tutto. Del che accorto, disse, se dormendo io piglio tante città, & fo fatti sì grandi, che pensate ch’io sia per fare quando sarò destato? Ma per finire, Quinto Metello fu sì felice, che tutto quello che desiderò gl’avvenne. Imperoche fu il primo bellatore, Ottimo Oratore, fortissimo Imperatore, col suo Auspitio le cose di grand’importanza si facevano, massimo honore gli era prestato, era di somma sapientia, fu havuto sommo Senatore, hebbe gran quantità di denari in bon modo acquistati, lasciò di pò di se molti figlioli, & fu preclarissimo sempre nella città di Roma. Che direte mò à questo cavallier Prospero? Sono pur stati felici questi, & felici reputati se bene gli mancorono alcune parti della felicità compita, che volete voi. Ma in questa felicità humana non pare à voi anco, che quello sia veramente felice, che aggiunto à tante parti quante noi havemo assignate al nostro cavallarizzo, havrà un vero amico al mondo?, & per lo più l’istesso sarà Heroo? Io mi ricordo haver letto che Menandro solea dire, che non solo chi havea