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DEL CAVALLARIZZO


I quai versi dicono in nostra lingua.
Come i bei salti far vogliono, & come
Sol il fiero Gelon fuggendo al monte
Di Rodopen, e a’ boschi de li Gethi.
Et che col latte misto del cavallo
Il sangue beve.

Et beveno questo latte, & questo sangue mischiati insieme per poter meglio respirare, & raccorre il fiato: & da questo bevere, & mangiare son detti ιππομόλγης, cioè mangiatori di cavalle, & γαλακτοφάγκς cioè mangiatori di latte. Et finalmente, se ben la carne de cavalli non si costuma di mangiare; non è pero da credere, che non sia bona, così come quella delle cavalle. Il latte delle quali anco non si raccoglie da gl’armenti d’esse; perche sarebbe troppo difficile apprenderle, & ligarle, & mongerle oltre che gli heredi ne patirebbono. Ma se alcuno m’allegasse, che questa carne per esser viscosa farebbe nocivo nutrimento. Rispondo che il buffalo è carne non meno viscosa di quella del cavallo: & nondimeno si mangia senza nocumento in molti luoghi, e massime nella maritima di Roma. Ma del non mangiarsi carne di cavalli, n’è in causa più, che la mala qualità della carne, il prezzo grande, che vagliono i cavalli: talche non se ne ritrarebbe mai tanto à carne, quanto per uso, & per affaticarlo se ne ritrae. Donde è, che per la fatica si conservano sempre, finchè ò d’infermità ò di vecchiezza, ò di stento si moiono, & all’hora essendo ò infetti, ò sì magri, che non hanno carne, si pò quasi dire, che non siano più boni per cibo; & se pur fusseno boni se gl’ha rispetto anco per questo. Perche essendo il cavallo tant’utile, & così amico dell’homo, & familiare, & havendo tanta similitudine con esso lui, che altro animale non l’have, l’homo non patisce come humano, cortese, & grato di mangiarlo. Ma oltra all’uso del latte, & del cibo nella vita pastorale delle pecore, nella quale è necessario per i pascoli mutar spesso luogo, & far quasi una vita errante; non ci dà il cavallo servitio incredibile in portare, & gl’huomini, & le massaritie, & la parte del grege, ò tenero, ò infermo? Come si vede ch’era necessario à molti populi per le pianure loro di carri, & bestie da soma, se alli Historici prestamo fede. Et pur hoggi anco si pò vedere nelle grosse massarie di pecore, & massime di quelli, che le conducono dall’Abruzzo ò da altri luoghi più, & men remoti ne i fertili campi di Puglia; di quante cavalle, & cavalli habbi necessità, non che bisogno una grege di pecore, benche mediocre. Si che non è dubbio alcuno, per le ragioni suddette, che nella pastorale, non solo si pò servire l’homo delli armenti de’ cavalli, come de altri animali, ma che non pò questa vita essercitarsi con qualunque altro animale senza l’aiuto de’ cavalli. Nella vita predatoria, over venatoria, la quale consiste nella caccia delle fiere salvaggie, overo nel sottoporre gl’homini