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LIBRO TERZO 123

suo, & le sue operationi, che se fusse Saturnino, & melanconico, ancorche i melanconici soglio essere assai ingegnosi; ma si come sono di sottil ingegno quasi sempre, cosi anco sogliono essere molte volte pericolosi & per se stessi, & per altrui; perche ben spesso entrano in profonda atra bile; dalla quale suol venire soventemente il furore, & le frenesie; & altri inconvenienti, & diffetti grandi. Il che non accade nel gioviale, havendo l’humor sanguigno sempre ben disposto, & qualificato. Et se sarà oltra questo martiale, che pò ben essere l’uno, & l’altro insieme, sarà più atto à farsi rispettare, & à quello che all’arme s’apartiene; & quanto si convenghi questo al cavallarizzo lascio mò considerare à voi. Oltra che Giove gli dona la giocondità, & l’allegrezza, la quale alcuna volta lo potrebbe levar dal segno, nel quale noi vogliamo che persista, & Marte mitiga quella, & giova à non farla trappassare di là da i termini; perche l’infiamatione di Marte mitiga pur assai la dolcezza & allegrezza che porge il sangue, & aere di Giove. Et questi tali huomini sono molto piu atti de gl’altri ad imprese grandi, & honorate. Volendo noi dunque che il cavallarizzo sia perfetto, & degno di servire à ogni gran Prencipe, & il Prencipe molte volte trovandosi in guerra, dove dev’essere à canto il suo cavallarizzo, se non sarà bellicoso, & martiale mal potrà servire come si deve al suo Signore, & però io ve l’ho formato con queste parti come vedete.

P.
Benissimo certo. Se non fosse stato così Fabritio figliuolo dell’eccellentissimo domatore di cavalli, Messer Giovanbattista Ferraro, non rimaneva essangue appresso al suo Signore, che per soccorrerlo nella settimana santa, & rimetterlo à cavallo, nel mezo dei nemici, & nella tempesta delle archibugiate, & moschettate, l’infelice giovine, ma che dic’io infelice? da che egli per spogliarsi d’una vita mortale, ne prese un’altra che lo farà eternamente felicissimo? dismontando adunque dirò il molto più che felice giovine, che sempre in simili imprese si trovava ben à cavallo appresso à quello, non curandosi tra le crude spade di nemici di rimanere occiso, per mettere l’amato suo Signore sul suo cavallo, ò vivo, ò morto che fusse, cadè anch’esso morto appresso à quello. ;C.
Essempio veramente di grande amore, & di maggior perfettione; ne credo che quello di Niso, & Euriolo, tanto dalle penne Mantoane celebrati al mondo, à questo vadi inanzi, ne quell’altro meno di Cloridano, & Medoro. Ma ben dirò che questo avanza quelli se le furie crudelissime non che delle nude, & inimiche spade, ma delle moschettate, & scopettate si devono temere. Hor vedete adunque Signor Prospero mio, se al cavallarizzo bisogna essere anco, com’io v’ho detto, bellicoso & martiale, & pronto à mettere la vita per il suo signore.
P.
Cosi è certo. Ma l’essere di forte, & constante animo mi pare che sia soverchiamente detto, perche al mio giuditio, chi è d’animo bellicoso & martiale, è anco d’animo