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LIBRO PRIMO. 10


Cap. 2. Quanto nel servire, & giovare all'homo, il cavallo ecceda tutti gl'animali brutti.


Io credo, che ciascuno habbia per cosa chiara, & in nissuna parte dubbia, che quelli animali sono migliori, che più servono all’uso dell’homo, e più sovengano alle necessità humane: percioche havendo nostro Signore Iddio non ad altro fine procreati tanti animali nella terra, nelle acque, & nell’aria, che per servitio dell’homo, alquale tutti gli ha sottoposti, quelli che più gli recano di aiuto, & di sovenimento, più degni sono di esser havuti in pregio. Però havendo riguardo à questo alcuni vaghi dell’agricoltura lodano sopra ogn’altro animale il bove, il quale mentre vive ci procura il vivere con l’arar continuo, & dopo morte ci pasce, & nutrisce con la sua carne, la qual per tutto è in uso di mangiarsi. Et molti amatori della vita pastorale, come furno i Scithi, hanno detto, che la pecora non solo pò nutrire l’homo, & con la carne propria, & de’ figlioli, & col latte; ma la pò anco vestire con la sua lana, & lo veste, & lo difende dalla ingiuria, & malvagia stagione del verno, de’ venti, & delle pioggie. Et finalmente chi ha lodato uno, e chi un’altro animale, varij, varie opinioni tenendo. Ma io considerando bene quante sorti di vita siano quelle de gl’homini, accostandomi all’authorità d’Aristotile nella Politica, dico che alle cinque vite dette da esso: cioè la Pastorale, la Venatoria, ò Predatoria, che le dica. Aucupatoria, Pescatoria & l’Agricoltura, nessun animale può più servire, & servire all’homo che il cavallo. Percioche se gl’homini possano vivere di latte, & carne, ò d’armenti, ò di grege nella vita pastorale, & quelli seguire come una vivente agricoltura, & successiva, che sempre rinova, & rinverdisce; che ragion vieta, che questo non si possa fare ne gli armenti de le cavalle, come ne gl’altri? Il latte delle quali è ottimo, non che bono. Et se da noi non è usato per la moltitudine de’ cibi, che havemo, & per non havere quel numero, & copia di cavalle, che habbiamo de gl’altri armenti; non però è che non sia bono. Il che ben conoscono i Tartari, over Scithi, che voglion dire, li quali hanno in tant’uso, che nel dì del natal Regio da lor celebrato ogn’anno, non è lecito ad altri, che al re prima & dipoi solo à i più propinqui soi, mangiare il suddetto latte delle cavalle. Et perche la Scithia è divisa in più popoli: più à dentro vi sono i Geloni che beveno sangue di cavallo, & latte di cavalla mischiati insieme, come dimostra anco Virgilio nel terzo della georgica.

Bisaltae quo more solent, acerq; Gelonus
Cum fugit in Rodopen, atq; in deserta Getarum;
Et lac concretum com sanguine potat equinum.