vea fatto disprezzare la sua grandissima riuscita.
- C.
- La conobbe bene Silla Dittatore, il quale vedendo Cesare ancora giovinetto disadatto, & mal composto di corpo, disse in Senato guardatevi da questo giovine mal cinto; percio che se non gliè troncato il passo sopediterà il popolo Romano. Bruttissimo fu Annibale Cartaginese, perche fu chiamato mostro non tanto per i gloriosi fatti, quanto per le sue brutte fattezze, & per la sua disforme figura. Et fu legge appo tebani che i fanciulli che nascevano molto belli fosseno occisi. Ma che volete inferire per questo?
- P.
- Che la bellezza adunque non fa il fatto à fare che uno sia più perfetto, ò manco buono cavallarizzo & cavalliere.
- C.
- Et io vi dico di sì, che essendo la bellezza corporale un vero inditio di quella dell’animo, & poscia da ambe due risultando la terza, che dicono gratia, si come credo altrove haver detto, è necessario che il mio cavallarizzo l’habbi à voler esser piu perfetto che si pote. Et vi dico di più che essendo l’Amore un desiderio di queste tre beltà per fruirle; & che generalmente ciascuno persuadendosi di esser bello, & gratioso ciascuno anco ama quello che è bello, riputando ò simile à se, per essere la somiglianza cagione di dilettatione, ne pò essere odiato, così essendo, da nessuno, perche il bello, & il buono à ciascun piace.
- P.
- Voi havete ragione, & veramente che noi vediamo che questi disadatti, & malcompositi di corpo ancor che cavalchino bene, & faccino dell’altre cose bene, non hanno però gratia; ne mai sono lodati, & amati come gl’altri, che sono ben composti, & agratiati. Ma seguitate mò pure il vostro parlare ritornando dove lasciaste se vi soviene, ch’io per me non mi ricordo.
- C.
- Dico dunque, ripigliando dove lassaimo, che agevolmente il nostro cavallarizzo farà tutte le sue cose che piaceranno al suo signore, & à ciascun cavalliere, se lontano da ogni affettatione havrà anco la bellezza dell’animo, & la gratia insieme. La quale ancora che nel più dalle due bellezze risulta, & sia dono di natura, si pò non dimeno anco acquistare con l’industria del sapere, & dell’andar rubbando à ciascuno quelle maniere, che più giudica belle, e che le sono grate.
- P.
- Ma che importarebbe che non sapesse ballare, ne far alla lotta, ne volteggiare, ne giocar d’arme, à piè intendo, che di quelle che havete detto à cavallo, mi pare che debba essere essercitatissimo.
- C.
- Non voglio che sappi ballare tanto per saper ballare, ne lottare sol per saper lottare, ne volteggiar à cavallo, che dell’à piede non mi curo che s’impacci, nemmeno di quello che si fa sulla corda, di nessuna delle cose che m’havete adimandate mi curo che sappi sol per saperne, ma perche sapendone si sarà essercitato molto in questi honorati essercitij, che oltra che gli potranno recare honore, utile & diletto, lo haveranno fatto ancora molto disinvolto, & disciolto del corpo, destro & leggiero; cose tutte apartinentissime al cavalcare bene, & leggiadramente, com’io vi dissi di sopra.
- P.
- Et la Musica à che volete che vi serva?
- C.
- A renderlo in quella perfettione ch’io desidero maggiore;