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DEL CAVALLARIZZO

questo il ricordo che da Aristotele ad Alessandro Magno, per poter poi schivare quelli che per il viso, & resto del corpo danno inditio di se cattivo, & quelli amare che dimostrano il contrario. Per questo adunque voglio che sia bello di corpo, che così essendo non solo sarà amato, & desiderato da Prencipi, ma da ciascuno, che lo veda aggittar cavalli, maneggiar arme, correr lancie, & far tutti quelli essercitij che se gl’apartenono, & che havemo detti. Et in somma la bellezza corporale gli serve in ogn’altra sua attione publica. Dico publica, perche nelle attioni private non importerebbe che fusse bello ò brutto, come nel studiare, nel comporre, & in molt’altre cose simili, dove non ha à compiacere se non à se medesimo; & quanto disguaglio sia da un brutto à un bello, che cavalchi bene non accade dire, che la cosa è troppo chiara. Ma non pensate già ch’io volesse che il cavallarizzo fusse bello come quello amico che sapete, che si fa i ricciuoli sulle tempie, si liscia, & striscia il viso, & si atila & inzibetta tanto, ch’io non so per me qual meretrice publica lo facesse; per cosa alcuna non voglio questo, ma si bene che sia nerboso, & forte, ben proportionato, di honesta grandezza, & che sia di viso che lo rendi amabile, & degno d’ogni riverenza insieme; desidero anco che vadi attilato come si conviene ad honorato gentilhuomo, ma non moschettato, & zibettato, ne meno con tanti tagliuzzi, & pontaluzzi, come al dì d’hoggi portano questi giovani affettati; li quali saria ben meglio che la natura havesse fatto nascere femine che huomini, da che sono così effeminati, & molli, non vi niego però, che non possi portare alcuni odori, tagli, & pontali nel vestire ma vieto il troppo; il quale in tutte le cose se deve schivare, & fuggire, & dico ancora, che se non li porterà sarà lodevole; pur che quello che porta in dosso sia fatto attilatamente, & come si deve, & ch’egli ogni cosa porti senza affetatione alcuna; dalla quale sopra tutti si deve guardare in ogni sua attione & maniera; & massime nel cavalcare alla presentia di gran maestri, & cavallieri. Le quai tutte cose agevolmente farà, se alla bellezza, che havemo detto, del corpo.

P.
Fermatevi per cortesia, accio ch’io non mi scordi d’alcuna cosa, ch’io vi ho à dire intorno à cotal bellezza. A me pare che poco importi che’l cavallier, & qualunque altr’huomo sia bello di corpo, perche ho visto molti brutti cavalcar eccellentemente, & far l’altre operationi che à cavallier honorato si convengono perfettamente, & mi ricordo haver letto nelle historie antiche di molti che furono deformi, & mal composti di corpo, che non dimeno in ogni virtù non hebbeno pari al mondo; come fu Giulio Cesare, il quale dicano ch’era si mal composto della persona, che essendo adimandato Marco Tulio dopo della vittoria che’l detto Cesare hebbe in Farsaglia, perche causa havea tenuto la parte di Pompeo, essendo così savio com’egli era, & non havea antiveduta la Monarchia del mondo dever cadere in Cesare; rispose che il vederlo di corpo così mal composto gli havea