nel parlar de’ cavalli da guerra, & da duello voi ve ne siate parlato molto seccamente, così anco ne i notandi, & altre cose, non voglio però dirle ma.
- C.
- Di gratia aspettate un poco, se quello ch’io dissi de’ cavalli da guerra, & da duello vi par poco, leggete Valturio, & Absirto nella translazione di Ruellio, & Xenofonte ancora, che ne trovarete scritto assai copiosamente, ma nei notando confesso in vero essermene passato leggiermente, per haver in animo un giorno di scriverne tanti, che forse vi veniranno in fastidio à leggerli.
- P.
- Dunque havete voi in animo di scrivere un libro di notandi?
- C.
- Ho in animo di scrivere un’altro sì, dove saranno tante cose da notare, che forse vi veniran in fastidio.
- P.
- A’ me non veniranno à fastidio già, pur che siano come si deve, & pertinenti à quest’arte. Ma ditemi per vostra fè, per che causa non volete voi, sì come vi sete dichiarato ne i libri di sopra, che al cavallo si dia ne con bastone ne con altro, tra l’un orecchia & l’altra, volendo non dimeno il Signor Federico Grisone che à caval ricalcitroso, & che non vol porsi a segno si dia fortemente con bastone in cotal luogo, & che si sgridi con voce terribile?
- C.
- Già ve lo dissi, & ora vi replico, che in quel luogo il colpo è mortale, per trovarsi ivi una commissura, la quale si pò agevolmente aprire con un colpo; & aperta ne seguita la morte. Et però ben disse Homero. Et qua haerent capiti letaleq; vulnus praecipue fit equis. Et sol l’autorità di si gran Filosofo e Poeta contra quella dello allegato vi pò bastare.
- P.
- Bastami in vero; & circa i due libri di sopra sono ispedito, che non vo perdervi piu tempo in dimandarvene; perche veggio che già sapete chiuder i passi à chi tropp’oltra vuol caminarci, & ritornando al comminciato viaggio di hieri, vorrei che mi dicesti, che importerebbe se ben il cavallarizzo non fosse nato nobile; perche à me pare che questo non si rilevi, & che la perfettioone sua possi stare, come in effetto sta in molti, & forse nella maggior parte de’ cavallarizzi, senza nobiltà tale. Et se mi volete confessare, de’ nobili se ne vedeno pochi eccellenti, & degli ignobili molti eccellentissimi; adunque ò questa nobiltà non se gli conviene, ò molto poco. Che dite à questo?
- C.
- So ben anc’io che la piu parte de’ cavallarizzi sono ignobili, & che non dimeno tra essa ce ne sono molti valentissimi, ma non fa il fatto; perche volendov’io dare il cavallarizzo compito degno di servire à ogni grande prencipe, s’io ve lo desse senza esser nato nobile, saria come darvelo senza naso, come diceste voi hieri, & imperfetto. Et importa in vero assaissimo la nobiltà, non dico hora della naturale, cioè di quella che dalla natura, ò se volete da Dio è uscita dalli lor nascimenti ne gl’animi di questi & di quelli altr’huomini, ma parlo di quelli che si reca dal sangue honorato de i progenitori. La quale è veramente quella che sprona l’huomo sempre à non degenerare da quelli, & à far cose nobili & honorate. Oltra che ci fa rispettare, & havere un certo riguardo da tutti coloro con li quali conversiamo, & che ci conoscono, che ci rende molto grati