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DEL CAVALLARIZZO

blicati li due primi libri potevo lasciarli così stare senza il terzo, che ben poteano stare se non fusse ch’io havea promesso di darlo, & per il titolo, il quale s’io havessi scritto ò della natura de’ cavalli, ò in altro modo come diceste voi, over hippico assai bastava, & io per aventura non sarei stato obligato ad altro, ma condennandomi tal titolo fui tennto sodisfare, & però lo diedi, nel quale chiaramente si vede l’intento ch’io ho havuto ne gl’altri dui libri, & se ben feci hysteron proteron, cioè che quello ch’io devea dir di poi lo dissi prima, l’ordine però è stato necessariamente commutato, & à me è stato lecito di fare come molti degni auttori hanno fatto; nel qual’ordine & discorso io non vò dir altro, rimettendomene al giuditio vostro, e di chi sa.

P.
Io per me non saprei dare questo giuditio, ma credo bene che quest’ordine trasposto sia stato da voi non solo necessariamente, ma etiandio bellamente commutato, & però circa questo non dirò altro. Ma voi dite di haver dato fuori il terzo libro.
C.
Sì dico.
P.
Et qual’è questo?
C.
Questo che tra noi trattiamo hora è d’esso.
P.
Che, questo ragionamento che noi facciamo insieme adimandate voi dunque il terzo libro?
C.
Sì dimando.
P.
A’ me pare che altro sia il ragionare, & altro sia lo scrivere, & di poi scritto cavar fuori un libro.
C.
Voi mi fate ridere, tanti libri che si trovano in dialoghi che cosa sono? Sono altro che ragionamenti tra più persone?
P.
Questo ragionamento nostro adunque è un Dialogo e un libro, & questo libro sarà il terzo che havete promesso.
C.
Sì, questo è il terzo ch’io promisi nel Proemio.
P.
Et quando lo darete voi fuori?
C.
Non vedete voi che secondo che mi andate interrogando, & io rispondendo lo veggo à cavar fuori, ò per più vero dire, voi & io lo caviamo fuori?
P.
Adunque di tutto quello ch’io vi ho adimandato, & che vi adimanderò d’intorno al soggetto che havemo per le mani, & voi mi risponderete sarà composto il libro? & altri non lo intenderanno se non quei pochi gentilhomini & cavallieri, che qui hora ci ascoltano? Se così sia, credo, che rimarà istampato in aere & non in carta, come credo quasi che habbi ad essere del vostro cavallarizzo, il quale per volerlo con tante virtù & conditioni farlo volar al cielo rimarasse nell’aere, & nell’aere à chi vorrà vederlo in atto bisognerà contemplarlo peggio che le Idee di Platone. Ma senza burla di gratia ditemi da vero questo discorrere che noi facciamo hora, del quale voi v’ingannate di farne il terzo libro, lo farete voi stampare presto ò tardi?
C.
A dirvi il vero di già è istampato, & non è cosa che voi hora mi adimandiate, che da me non sia stata prevista, & stampata in quello.
P.
Et in Dialogo l’havete fatto stampare?
C.
In Dialogo.
P.
Io vi dirò il vero, che per essere in Dialogo attaccato con gl’altri insieme, io non l’ho detto, credendomi che non fusse il terzo, il quale io non so come ben si convenga che questo sia in Dialogo, essendo gl’altri due con continuo discorso di voi solo.
C.
Vi rispondo, che se haveste avertito al titolo di questo terzo, over letto la lettera ch’io scrivevo al gran Farnese