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LIBRO TERZO 115

ben educare, & mandare alle scole, & alli maestri che lor prima amaestrassero ne i buoni costumi, & poscia nelle lettere; & in vero à questo dovrebbeno ben aprir gl’occhi i padri di provedere fin dal principio alli lor piccioli figlioli di precettori che lor insegnassero non solo le lettere ma i buoni, & santi costumi; dalle quai cose poi segue il bene, & beato vivere di tutto il rimanente della vita dell’huomo. Et credetemi certo, che sono di tanta forza i primi principij ch’entrano nell’intelletto dell’huomo quando è fanciullo, che difficil cosa sia, anzi, ardirò dire, impossibile à lasciarli, & da qui venne quel proverbio che volgarmente si usa dire che la testa giovane impara, invecchiata ritiene; perche il fanciullo che imparerà cattiva strada, ancora che s’invecchi non si partirà da quella. Hor così costoro discorrendo d’anno in anno, e di età in età, guidati dal senso senza castighi paterni over non ne facendo stima, sono tenuti poi à quell’età della gioventù tutta sottoposta alli errori di Venere, & mill’altri inconvenienti, poscia da questa trapassando nella virilità hanno fatto si dura la pelle che non l’ossa, che non possono più impiegarsi, à guisa di pianta che sia indurata, & fatta grande ne sottoporsi alli studi delle lettere, & di quell’altre virtù, che noi volemo che siano nel nostro cavallerizzo; & tanto meno questo far possono se sono discesi nella vecchiezza al tutto fredda, & debole, essendo quelli difficili molto, & molto aspri à caminare, non che ad acquistare; li quali però se nell’età tenera, quando la pianta è novella da potersi piegare, havessino seguiti, senza dubbio nelle altre età havrebbero trovati piani, dolci, & dilettevoli, se ben dal principio del salire à quelli gl’havessino gustati amari: perche le vie della virtù sono si fatte, che se nel principio paiono amare, & aspre, & con le fatiche s’acquistassero, & non con l’otio, & col starsi con le mani à cintola ad aspettare che passi il tempo, ò col giocare, ò con altro; però se lor non le hanno acquistate, ne cercano di acquistare, quest’è la causa, con l’avaritia insieme, la quale essendo radice di tutti i mali & cupidissima di avere, da che si vede premiata nell’arte schietta del cavalcare, & del governo dei cavalli, che volete voi che altro ricerchi? et da qui viene ancora che hoggidì è quasi cresciuto in infinito numero de’ cavalcatori, & maestri di stalla; & che la maggior parte ancora d’essi sono d’animo vile; & essendo nati vilmente sono anco alle volte d’incomposti costumi; & ben spesso di non troppo bona natura; perilche vengano à disonorare quest’arte nobilissima in così ignobili soggetti assassinata. Et non parl’hora de’ boni, che anco se ne trovano di quelli, che nati ignobilmente hanno nondimeno maniere d’huomini nobilissimi, ma parlo nel più di quelli, che accompagnano il nascimento loro vile con le operationi tristissime, li quali à mio poco giuditio piu tosto si devriano adimandare Tobioli, & maestri guasta cavalli, & mestiere, che maestri di stalla, cavalcatori, & cavallarizzi; dove all’ncontro quelli che