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LIBRO SECONDO 101

geno forte; ma non però possono offendere, & come il cavallo si pone in disordine di non voler andare, anzi di caminare all’indietro, tacendo il cavalcatore, & non battendolo, gli à piè solo siano quelli, che sgridandolo con voci terribili lo battino, & lo punghino nella croppa con quelle lancie, over pertiche; e tanto persistano in questo, fin che si levi dal vitio; ma subito che si avia innanzi, deveno cessare dal batterlo, e dal pungerlo, & sgridare; & il cavalcatore in questo subito accarezzarlo grandemente. Ne altro castigo à me pare che se gli convenga; perche con continuare tutto un giorno questo e l’altro, senza lacci à i testicoli, senza sassi, senza gatti, cagnoli & ricci attaccati alla coda, & senza tener chiodi in mano, & con quelli pungerlo nè fianchi; e tant’altre manifatture che costor vogliano: le quali se pur si richieggono, à caval perfido del tutto, e di natura maligna si richieggono. Il quale se così sia, sarà anco forse di brutta forma, d’occhi maligni, e di cattivo mantello mal segnato; & io già vi ho detto, che di tali non è il parlar mio. Perche in istalla per persona di Prencipe, al quale ha da servir il cavallarizzo, che noi andiamo insituendo, non deveno essere si fatte bestie. Et avertite, che se’l caval restio havrà morso forte in bocca gli lo devete levare in questo caso, & mettergli il canone, over scaccia. Avertite ancora, che se facesse il restivo per ombrosità, & poca vista, havendo paura d’alcuna cosa, all’hora pian piano con le carezze, & con la mano sul collo, con voci piacevoli farlo fermare, accioche miri meglio la cosa non ben veduta, che li mette paura; & asicurato così, lo farete andare innanzi pian piano fin tanto che si levi da tal spavento. Che s’altramente facesti, ad ogni fiata, che vedesse cosa che li porgesse spavento dubitando, che non fosse quella causa delle sue battiture in un baleno vi si torrebbe di sotto; sbilanciandosi in quà e in là, & ritirandosi indietro, con pericolo, e poco honor vostro. Però io essortarei molto che il cavalliero facesse avezzar spesso i suoi cavalli da poledri di notte, e giorno à caminare, & trottare per le città; & in quei luoghi massime nelli quali più strepiti si fanno; & dove sono cose che più timore gli possano recare: come sarebbe à dire per gl’armaiuoli, e vacinai, & altri luoghi simili. Ma se il cavallo s’inalbora si dee mirar per quale cagione lo fa. Perche se viene dal morso, à quello si deve rimediare; se dalla mano di chi lo cavalca per essere troppo aspra, e senza la sua debita misura e tempo, devesi poner cura di haverla temperata, & giusta. Ma se viene da vitio, & cattiva creanza, si deve castigar forte con bachettone à traverso fra le braccia. Il che giova ancora infinitamente quando fa le pesate piu alte del devere, & con le braccia distese. Gioverà anco molto portarli, mentre si leva dallo inalborarsi, briglia dolce più del consueto, con barbazzal più dolce, e lento dell’ordinario. Sono alcuni che à questi cavalli ligano una cordella inforcata nel corpo, alli due anelli del morso