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DEL CAVALLARIZZO

veduti se non due in vita: li quali erano di somma perfettione nel corso, & ciascuno di loro vinse palij in Bologna, Fiorenza, & in Roma, havendo sempre al contrasto barbari & altri cavalli eccellentissimi, & i più eccellenti che fossino in Italia. Et questi furono un caval leardo rotardo della razza di Vetrallo: & l’altro baio non so di che razza si fosse, ma era d’un Conte da Udine. Il qual cavallo havea nel mezzo dell’inarcatura del collo un cerro di crini fatto à treccia, che ce lo rivolgevano d’intorno al collo una volta, & dipoi anco l’avanzo andava quasi à toccar terra; & era di sì grande velocità ch’io lo vidi il giorno di San Giovanni Battista in Fiorenza nel corso avanzar tutti gli altri cavalli, & barbari, di mezza carriera, dico di quella dove correvano tal giorno il palio: & pur c’erano barbari di Mantoa, quelli del Duca di Fiorenza, & il Bonzaga barbaro famosissimo del Duca d’Urbino. Hor quanto al governo, & essercitio di simili cavalli, devete sapere, che prima & principalmente si deve considerare le fatezze, & l’essere loro, & di che paese siano: & secondo cotali conditioni governarli, & essercitarli poi; perche se le fatezze fossero molto belle e delicate deveno delicatamente, & con ogni rispetto essere governati, se saranno, come dicono, villanotte non se gli deve havere tanto rispetto, ne in essercitarli, ne in governarli; così dico anco dell’esser loro; perche se saranno naturalmente delicati di poco spirito, & animo, & pasto; deveno con gran riguardo essere, & governati, & essercitati, & per contrario quelli che di natura sono gagliardi, nervosi, & coraggiosi, & che mangiano bene non se gli ha ad haver tanto rispetto; così come ne anco si deve havere a’ cavalli paesani, & nostrani, li quali per essere nati & allevati nell’aere proprio dell’Italia posson meglio nell’Italia assuefarsi ad ogni cosa, che non possono gli Affricani, i Moreschi, i Soriani, & i cavalli di Scithia, & altri nati, ò in paesi molto caldi, ò molto freddi: se non si usano però con lunghezza di tempo à quest’aere nostro, & à costumi de’ cavai nostri. Hor per venire al governo & essercitio prima particolarmente di ciascuno, dico che a’ cavalli barbari naturali non accade molta dieta per metterli in ordine per il corpo, perche naturalmente da se mangiano poco, & alla dieta si metteno, essendo allevati in quei paesi dove poco mangiano, & assai correno. Nondimeno l’ordine del lor governo al mio parere saria questo, che la mattina per tempo se gli mettesse il suo filetto in bocca, ben netto, & untato con un poco d’aceto, & mele, & legati con la testa alta, stessero così finche fossero alzate loro le lettiere, & ben netto sotto: & dipoi slegati dal così alto stare, gli fosse appannato bene la testa, & le orecchie, & anco stroppicciata con paglia, & palmeggiata con le mani, & lavatoli gli occhi, le narici, & la bocca, gli fosse rimesso il lor scapuccino in testa, & legati alti come di prima fossero strigliati leggiermente con striglia piccola, & non molto dentata, menandosi la mano nello strigliare dal curatore ugualmente;