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DEL CAVALLARIZZO |
boccadura, del morso conviene alla qualità della sua bocca ma però con guardie dritte, overamente assai fiacche, alte d’occhio; e che il morso in se tutto sia più leggiero, che sia possibile, & il barbazzale sia ad esse; ben tondo & sottile. Io non usarei cerchio di ferro nel sottogola della testiera, perche à me non pare che rilevi, se ben fa porgere il muso alquanto più in fuora: L’userei sì à cavallo, che havesse il collo galengo, over troppo inarcato appresso al cerro, & alle orecchie, & che fosse di che sorte di garze si volesse. Ho usat’io per rilevare, & far porgere il muso in fuora, una palla coperta di corame; ò di velluto posta al sottogola del cavallo, & ho trovato che giova assai. Perche empie il vacuo delle garze, & fa che il cavallo non s’armi appettandosi: la qual palla non è di brutta vista, quando è, massime con un fiocco lungo un palmo, che penda all’ingiù tra’l collo, & il muso del cavallo. Giova ancora molto à cavalli, che vanno incappucciati, & appettati, il portargli la man della briglia più alta del consueto; & il consueto è, fin all’arcione, e di volta in volta andarlo castigando d’un poco di suffrenata. Il che gioverà anco à cavallo, che oltra tai diffetti, s’appoggiassi, & tirassi la mano più del devere.
Cap. 37. Del cavallo duro di bocca molto, e del suo freno.
Sogliono alcuni cavalli in tal modo haver la bocca dura, che quasi è impossibile poter frenargli. Nondimeno se anco à questi se havrà diligente consideratione, in conoscere propriamente da che proceda, vedrassi, che il rimedio, ò sarà facile, over non così difficile com’altri pensa. Et però deve il cavalliero essere molto accurato, & avertito circa questo. Perche come conoscerà la causa, conoscerà anco gl’effetti; & rimuovendo quella, rimuoverà ancor questi. Ma perche di tutte le cagioni, che fanno essere, ò parere il cavallo di bocca dura, n’havemo à ragionar più di sotto, per hora dico, che ancor ch’io descriva alcuni morsi aspri per simile cavalli, tuttavia essorto il cavalliero à non servirsene, se non in estrema necessità; la quale appresso à ciascuno non ha legge ne termini, che la cinga, ma deve seguir quell’ordine, che sogliono per lo più seguire i medici periti, & pratichi: li quali nelle infermità non cominciano à curar dall’aspro, e dall’amaro, ma dal dolce, e dal suave; non dalle medicine, ma da sciroppi; non dal fuoco, & ferri, ma dalli impiastri & ontioni. In questo modo vorrei, che si procedesse con ogni cavallo, per duro di bocca ch’egli si fosse; cioè prima con le briglie dolci, & convenevoli alla bocca, & età sua; & col capezzone, over camarra, & con le lettioni ordinatamente del passo prima, e del trotto, & poi del galoppo; ma non bastando l’uso di queste lettioni piacevoli, & ordinate, e di queste dolcezze per più mesi, si venisse poi (come dicano) à i ferri caldi, alle briglie aspre & forti. Percioche ben si trovano cavalli per mala creanza, che hanno per lungo