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DEL CAVALLARIZZO |
lo quando non sono rivolte infuora. Si trovano alcune briglie Turchesche, & caramanne, & altre ancora senz’occhio primo, ma di queste non è il parlar mio: atteso, che ogni caval turco, & ogn’altro cavallo si può imbrigliare all’Italiana, & assai meglio che alla Turchesca. Oltra che à me non piaceno, perche sono sgarbate, e di pochissimo giuovamento. Anzi per non dir dannose, generalmente non hanno in se ragione alcuna di accomodare il cavallo à quello, che il cavalliero desidera. Non così aviene delle spagnole le quali per vero, apportano seco gran gratia, & arteficio.
Cap. 31. Della misura, dell'imboccadura de' Morsi.
L'imboccadura è quella parte del freno, che sta in bocca al cavallo, la quale è di tanta importanza, che se non starà giusta à misura, ma sarà, ò più larga della bocca, ò più stretta, ò più alta del devere, ò più bassa, ò più aperta, ò più serrata, ò più, ò manco piena, che la bocca non comporta; mai il cavallo anderà bene, ne con quella giustezza, che si conviene. Però si deve avertir molto in farla à misura, alla bocca del cavallo, & massime di che larghezza, & traverso sia, & misurarla, & così larga fare l’imboccadura del morso, quanto è larga essa bocca. La larghezza però d’ogni imboccadura communemente dev’essere quanto è il pugno d’un huomo, stringendola con la palma della mano. E deve più tosto peccare in essere dolce, che aspra. Così anco le guardie del morso vorrei sempre, che fosseno più tosto dolci, che forte & aspre: & più tosto un poco lunghette, che curte. Et i barbazzali deveno essere anc’essi di sorte, che non rompino il barboccio al cavallo. Ma di questo altrove ne parleremo.
Cap. 32. Del cavallo, che beve il morso.
Ancor che molti habbino dato precetti dell’imbrigliare, e che sopra questo si siano distesi molto, e bene: nondimeno à me non è parso per questo di restare di dire il parer mio, insieme con il loro anco in questo. Il quale se trovarete meglio ò peggio, potrete agevolmente servirvene, & anco lasciarlo stare: e seguire quello, che più vi pare. Ma prima ch’io entri à questo, d’una cosa mi scuso con i benigni lettori, che i morsi non li posti in ritratto per non haver havuto ne commodità ne tempo, da che spronato da alcuni amici singolari son stato sforzato à dar hora contra la voglia mia in stampa il libro come vedete. ma che? Certo siamo troppo obligati à i veri amici. E massime à quelli de’ quali habbiamo fatto piu d’una prova. Ma credo però istamparli nondimeno in sì fatto modo, con il descriverli, che molto meglio ciascuno se ne potrà servire, che se fosseno in disegno proprio senz’altro dire. Hor venendo