il cavallo sempre porti la testa à segno giusta, col muso sotto, & la fronte innanzi. Ma non però deve tanto portare il muso sotto, che s’impetti, & vadi accappucciato. Perche farebbe vitio, e dannoso: ne farebbe si bella vista come fa portandola, non troppo in fuora, ne troppo in dentro, ma deve portarla sotto honestamente. Perche oltra che fa piu bella vista rende anco utilità grande al cavalliero, & al cavallo istesso facendo che questo venghi à vedere agevolmente quello che gli è avanti a’ piedi, & che possi urtare un’altro cavallo con maggiore forza senza disordinarsi, il che quanto sia utile al cavallier anco nelle guerre & duelli, considerate mò voi. Et anco è utilissimo quando accadesse menar le mani, & urtare d’improviso. Molto è da lodare il Signor Cesare Fiasco cavallier veramente onoratissimo, il quale ha posto il suddetto galoppo di musica, per far conoscere chiaramente & bene (secondo ch’io m’aviso, il gran tempo) e la gran misura, che se gli richiede. Io non solamente haverei posto in musica questo, ma etiandio tutti gl’altri maneggi (come ha fatt’esso) ma sapendo che la più parte de’ cavalcatori, & professori di quest’arte sono ignari di musica, così anco la maggior parte de gl’huomini, non volsi per non confonderli: giudicando, che una buona pratica, e tempo, appresso col tempo, & essercitio farà effetto. Non è di lode men degno il Signor Gianbaitista Ferraro cavallarizzo eccellentissimo, nella sua opera hor hora venuta fuori, nella quale non dimostra men sapere, che nell’arte del cavalcare, & nell’essercitio stesso si faccia. Ma sopra tutti il Signor Federico Grisone io reputo felice, che prima scrisse, e certo divinamente, à tempi nostri dell’ordine del cavalcare, da che a’ tempi nostri nessuno sia stato ardito prima di lui assalire cotale impresa: ancor che molti habbino operato i medesimi ordini, le istesse vie, & i medesimi maneggi; con gl’istessi aiuti & castighi. Et che sia vero i cavalli di quel tempo andato, da quei cavallieri aggitati, & fatti lo dimostrano. Perche io mi ricordo il Franca lanza da Meser Giovan’angelo, & da mio padre fatto nella stalla splendidissima di quella Regalissima Signora Isabella di Aragona far tutti i salti suddetti, & tanto maggiori, & più aggratiati di quelli che infiniti altri cavalli famosi & gagliardi facevano in quel tempo, che hora fanno, quanto che egli era più bello, gratioso & gagliardo di tutti gl’altri. Mi ricordo il Chiamone donato à Don Ciarles della Noia Vice Re di Napoli, da detta signora havendo donato prima il Francalenza à Carlo Quinto Imperatore i salti del quale Chiamone erano da non credere ismisurati giusti & alti: & le raddoppiate prestissime giuste & alte, con calci & senza. Del gran Scudiero fatto da mio padre non ne parlo, donato à Francesco Secondo Re di Francia, per il qual dono con dui altri eccellentissimi cavalli appresso da detto re fu donato à mio padre una catena d’oro che teneva al collo sua Maestà, di valore di cinque cento ducati d’oro, & di poi mandatoli all’alloggiamento cinquecento altri in una gran tazza d’argento, &