& pien di stupore, non so pigliar altro partito nel risolvermi, ritorno à dire, se non l’istesso, ch’aggrada à voi, che è lasciar parlar da per se sole alle infinite virtù vostre, & io con gl’altri à mirarle, & stupendo tacere, & adorarvi. Et così facendo in segno di vero silentio, maraviglia, stupore, & adoratione vi consacro questa mia lingua, le mani, & l’intelletto con queste mie vigilie insieme, le quali più volte sono stato in dubbio di donarvi, come indegno di tanto nume, pur al fin considerato, che il picciol dono della vedova poverella non fu sprezzato, & che il grande Artaserse con lieto volto, & sincero animo accettò il don dell’acqua da un pover fante, & che Antonino Imperatore non solo accettò il poema, ma rivocò dall’esilio il padre del poeta, donandogli anco per ogni verso una moneta d’oro, li quai versi furno, s’io non m’inganno quattro milia & ottocento, & che Alessandro Magno, non solo di doppio premio rimeritava i fedeli servitori, ma à chi gl’appresentava cosa alcuna, faceva conoscer chiaro, che non meno egli superava il mondo per il valore & prudentia d’invittissimo Capitano, che per liberalità di Re magnanimo. Il che si conobbe chiaro quando, che ad Aristotile per havergli presentato il libro della natura de gl’animali, in contracambio diede tanti talenti, che ascendevano alla somma di cinquantamilia ducati. Considerato adunque tutto questo, & conoscendo, che voi non siate di manc’animo, ne di minor virtù di questi tali, ho preso ardire chente elle si siano donarle à voi. Egli è ben vero, che in questo io ho ardito molto più di quello, che forse alcun’altro havrebbe fatto, assicurandomi di venire al giudicio dell’ingegno vostro, massimamente provocand’io quello, del quale potrebbono temere i più savij al mondo. Et non ho fatto come molti, che senza intitolar li lor libri à sì grandi Heroi li lasciano al commun giudizio de gl’homini bassi, ancor che scientiati molto. Per il che non hanno ad havere il timore, che ho ad haver io, che li miei consacro à voi, imperoche se io li publicassi, & non li dedicassi à voi, potrei dire, perche leggete voi queste cose ò dottissimo Cardinale, le quali sono scritte al basso volgo, & alla moltitudine de’ cavalcatori? Ma dedicandoli, come io dedico, & facendone voi giudice, ho da temer molto, & tanto più quanto, che sempre è stato, & sempre sia temere del giudicio de’ dotti. Et veramente se io fussi un altro Demostene overo inventore del naso dello stile, ho grandemente da temere, havendo voi per giudice, ma un sol conforto trovo, che gran differentia è in eleggersi il giudice, & in