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DEL CAVALLARIZZO

te trovare nel medesimo luogo dove paraste, e principiaste il girare. Et avertite, che tanto nelle ruote grandi di sopra, come in quelle picciole di sotto, sempre il vostro cavallo habbi nel fine alquanto più di furia, & prestezza nel girare. Hor fermato, che vi sete un poco, & accarezzato, che havete il vostro poledro, tagliarete per mezzo la ruota piccola, che vi sta innanti, & ve n’andarete pur di trotto à scavalcare al luogo solito; usandosi le solite carezze, & prima che dismontate movendovi alquanto, & inalzandovi sopra la bardella accioche il poledro si assicuri: dismontarete poi destramente, non lo lasciando però partire dal medesimo luogo per un poco di spatio. Usandoli in questo diligenza grande, accioche stia fermo nel montar, & dismontare, che fate da cavallo. Perche importa troppo à mansuefarlo, & usare à questo nel principio da poledro ricordandovi sempre di quel verissimo proverbio, che dice. Quod nova testa capit, inveterata sapit. Quello che haverà imparato il fanciullo dalla sua fanciullezza, ancor che diventi vecchio non lo lascierà così di facile. Et però i costumi, & la creanza, che insegnerete nel principio à poledri devono essere ben fondate, buone, & perfette, perchè l’istesso al fine trovarete, dove all’incontro, se saran cattive, similmente cattive si dimostreranno quasi sempre, & à guisa di ciambellotto, che habbi pigliato piega, mai, over difficilmente la lascia. Et però io vorrei principalmente, che i poledri fosseno ammaestrati fin dal principio piacevolmente, & con patientia: non volendo da sì fatto terreno cavar frutti nella Primavera della lor gioventù, che deveno raccogliere maturi & buoni nell’autunno al tempo suo. Et di quanto danno sia far il contrario lo prov’io hora, che cavalco un cavallo di messer Annibale del Giglio, & insegno il cavalcare ancora à lui, giovine in vero in tutte le sue attioni modestissimo & accorto; il cavallo del qual dico, io trovo sì fattamente disordinato, per non haver havuto quei principij, che noi desideriamo, & pur hora havemo detti, che assai havrò che fare prima che lo riduca. Et certamente intraviene di simili cavalli quello, che de’ scolari musici solea dire Timoteo Milesio da noi citato di sopra, quando gli veniva scollar nuovo, che da altri havesse appreso i principij musicali, Doppia fatiga è certo questa, esser di mestier prima disimparare il male appresso, & di poi insegnare. Per il che questo eccellentissimo Musico da questi tali voleva doppia mercede. Non sarebbe anco male se così si facesse da cavallerizzi hoggi quando gli vengono simili cavalli nelle mani. Et veramente mal fanno quelli, siansi poi Signori ò Cavallieri ò altri che danno lor i poledri à domare ad huomini impatientissimi, li quali non regolandosi, ne sapendosi per aventura regolare, come si deve con la ragione, & ordine del cavalcare, fanno di questi tratti, e di peggiori. Ma credo che il voler spender poco, causa questo in questi tali, & il credere