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PROEMIO

volmente lodata Donna Isabella d’Aragona, figlia che fu d’Alfonso il guercio Re di napoli, & Duchessa di Milano. Della cui divinissima Signora essend’io paggio nel numero di ben trentacinque altri tutti nobili, appresi i principij, & la maggior parte di quel ch’io so, & scrivo. A questo aggiungo havermi giovato ancora il buon giuditio d’alcuni Cavallieri amici miei, & massime quello del molto magnifico Messer Horatio figlio del capitano Mutio Muti, il qual’Horatio nelle bone lettere, & altre virtù è molto raro; & quello ancora del Commendador fra Prospero cavallier certamente degno di molte virtù, & con pochi pari al mondo nel cavalcare, il quale fu paggio anc’esso in quel bel numero de i trentacinque, che habbian detto, & hebbe per zio, & maestro il suddetto Messer Giovangelo,& anco il padre mio, & come dissi fu molto bene riconosciuto da voi magnanimo Signore. Et perche questo? se non perche intendendovi tanto ben voi di cavallaria, & per isperientia, & come dicano, per teorica quanto altro Prencipe ò ecclesiastico ò seculare vivi al mondo, vi dilettate di ben premiare & istimare i valorosi in quest’arte. Resta hora solo, ch’io rendi conto perche più tosto habbi voluto intitolare à voi questo mio libro, che ad altro Prencipe, che sia, ò ad altr’homo vivente. Ma prima anco, ch’io venghi a questo m’occorre dire un costume di gente, antichissimo. Era appresso ad alcune nazioni costume molto osservato, che mai alcuno non lodava il vivo con pigliare le lodi, gli essordij & narrationi nel lodarlo dal sangue, & fatti de gl’antichi soi, ma dalle virtù & vita di colui, che volevano lodare, costume veramente bello & ben considerato, da che non la nobiltà de’ nostri maggiori, & le lor lodi sono quelle che ci faccino veramente nobili & ci rendino meritamente lodevoli, ma le virtù proprie, & la nostra propria vita. Seguendo adunque questo santissimo costume non starò a dire ch’io perciò ve lo intitoli; perche s’io risguardo alla grandezza de gl’avi, & maggiori nostri, non trovo Prencipe, che vi avanzi, essendo del ceppo illustrissimo di casa Farnese usciti, & Confalonieri di Santa Chiesa, Capitani generali, Duci, & Signori eccellentissimi, come fu il Signor Rainuccio, zio dell’Avo vostro, & il padre nostro, il quale militò gran tempo da cavallier valorosissimo per Capitano di gente d’armi di Cesare, sotto la disciplina del gran Prospero Colonna, allhora Generale in Italia di Carlo V. & dipoi venne à quel grado di esser Duca non solo di Castro, Stato antichissimo di casa vostra, ma di Parma, &