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di novo et giocondo spettacolo, fu a Cristierno l’incontro che Bartolomeo gli fece. Il quale tra per lasciare al re et a suoi che fur molti (et era tempo d’estate) libera la stanza di sotto la Rocca, et dar insieme al re straniero alcun saggio dell’arma, et della disciplina militar d’Italia, s’era, poco fuor di Malpaga lungo la via in un piano per dove il Re veniva, posto sotto a padiglioni et tende; et dentro a fossi et steccati in apparenza et forme d’un vero et ben inteso alloggiamento campale.

Di dove nell’approssimarsi del Re, Bartolomeo uscendo sopra un gran corsiero bardato et ben guernito da guerra: et esso fuori che il capo imperatoriamente ornato a tutt’arme, seguendo due soli scudieri che gli portavano elmi et lancie, et di poco intervallo tutta la sua Banda ch’era da sè 100 cavalli in battaglia coi suoi condottieri et squadrieri, tutta gente fiorita et nobilissimamente armata et montata, a bandiere spiegate et a suono di tromba come se da vero ei conducesse loro a Giornata; in vista veramente meravigliosa et superba venne ad incontrarlo. L’ordine dell’historia richiede che in questo luogo io non passi l’avenimento d’un fatto di memoria piacevole. — Havea trà suoi Cristierno un Daco, huomo di smisurata et mostruosa grandezza, il quale pochi trovando ch’ardissero et nessun che bastasse di contrastargli alla lotta, pigliavasi il Re a piacere di gire in lui ostentando la ferocità et robustezza della natione. Hora havendo egli un di costui, il Re et Bartolomeo presenti giocato et vinto alcuni, i quali con più coraggiosità che giudizio eran venuti con esso a troppo disuguale paragone di forza et tuttavia sfidando orgogliosamente ogniuno al certame, egli avenne che fuor del cerchio tra gli altri ch’attendevano al giuoco trovossi un Montanaro de’ no-