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Almeno un secolo dovette trascorrere dalla data delle costruzioni originarie del Castello, all’epoca delle aggiunte fattevi dal Colleoni. Fra quelle domina pur sempre la vecchia torre, nella quale l’inglese critico d’arte signor Atkinson volle trovare un richiamo colla torre del Palazzo Vecchio di Firenze. Tanto in quella torre, che nelle parti originarie del Castello, si può notare ancora l’antica struttura a filari di mattoni e ciottoli, disposti a spina di pesce (vedi Tav. IV).

Il largo e profondo fossato è ora ripieno di alberi rigogliosi. L’entrata principale è munita ancora di ponte levatoio, mentre alla porta secondaria, aperta nella parte opposta, il ponte levatoio venne sostituito con ponte in muratura, che collega l’atrio esterno col Castello (Tav. III).

Fra le aggiunte fatte dal Colleoni, merita particolare menzione la sala dei banchetti, che nelle qui unite illustrazioni chiamai sala principale a terreno, adorna di pitture a fresco illustranti la vita del gran Capitano, il quale venne rappresentato in ognuno dei sei quadri, che furono però, come diremo poi, dipinti dopo la di lui morte.

Il cortile da tre lati è circondato da portici ad arco, sorretti da robuste colonne, i cui capitelli ripetono gli stemmi Colleoni. (Tav. VII). Due scale di ammattonati scaglioni mettono al piano superiore, dove mostrasi tuttora la camera nella quale il vecchio condottiero esalava l’ultimo respiro (Tavola XIV). Questo locale porta numerose traccie di affreschi, quasi indecifrabili ora: per la fattura che ancora vi si riscontra, ponno però esser giudicati del tempo del Colleoni.

Le camere che guardano verso corte sono illuminate da finestre a forma rettangolare, quali si veggono nell’affresco grandioso riprodotto a Tav. XXI; alcune altre