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si celebravano. Frequenti e famigliari i miei colloqui colla Regina Giovanna avvenente ed amorevole quant’altra donna sia stata al mondo. T’amai sempre, o Rosetta, e di vero amore ti amai; ma la lontananza e l’occasione sono due possenti stimoli all’errore. Accortosi il Re Andreasso della troppo dimestichezza che passava tra me e la moglie sua, ci tese l’agguato, ci colse in fallo, e coll’ajuto di due suoi fidi scherani fece sopra di me solo cader la pena di una colpa che per lo meno era comune. In questo punto Monna Gratterìa scendeva a recitare, con semplicità Salviniana, certi sanguinosi particolari, dai quali per la sua bontà il cavalier Ristorelli consente ch’io