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non posso temperarmi ch’io non pianga. M’erano intorno la madre amorevole che mi benediva, le sorelle che mi abbracciavano e piangevano, ed il fratello che voleva serbare una costanza da Catone e che nell’accomiatarsi mi diceva «fa cuore», ma del cuore ei più non aveva. E della mia dipartita si dolevano le signore, perchè non si menava una danza ch’io non ne fossi stato il promotore; si dolevano i preti, perchè non si cantava un vespro ch’io non andassi a salmeggiare con essi, a suonar l’organo o per lo meno a scuotere il turibolo; si rammaricavano le fantesche, perchè io le ajutava a attinger acqua, ed a raccogliere il bucato quand’era asciutto; se spuntava un