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Lungi chi le narici ha dilicate,
Lungi di qua: questo mio Canto è tutto
Puzzo, e lordura stomacosa, e grave,
Che non da tutti di leggier si soffre.
Ma qui, se tu nol sai, qui in questo lezzo,
Di natura in natura trasmigrando,
Comincia la corteccia ad esser filo,
Nè senza questa asfaltide novella,
Potrai ritrar da tua fatica frutto:
Qua convien navigar, qua trovi ’l porto.
Aridi e stretti i fasci tuoi riposti
Dove più giovi a conservarli illesi,
Ed anche in pira in mezzo del tuo campo,
Pensa, o cultore, a provveder per tempo
D’ottimo, e di vicin maceratojo,
Da cui (se ben considerar tu ’l voglia)
Tutto ’l tuo ben, tutto ’l tuo mal dipende.