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E una, e due, e tre ciottole ingozzarmi.
Tanto basta, e non più: e come punge
La lingua! o sì ch’avrà sapore il vino!
Colmami pur la tazza: versa, versa,
E bagnami la man, che non è danno:
Goda la cute ancor del mio ristauro.
In sanità vo’ ber del padre mio,
Che ben sel merta il venerando vecchio.
Su dunque: a te con questo vin che morde
L’ugola, e in un balen sdrucciola al core,
A te salute, a l’età tua concorde,
Io priego, o sempre amato genitore.
Tu m’invitasti al suon de le tue corde,
Ch’io canticchiassi, ed io seguii ’l tenore:
Ora fa, che negli anni anco t’imiti,
E tardi col becchino a trovar liti.