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Dopo che avranno a l’autunnal verdone
Col seme lor buon pascolo imbandito,
Cadran recisi pel medesmo ferro.
Così in piè ritti i padiglioni tutti,
O se ’l vuoi dir, le accatastate pire,
Pensi ’l rettor del rustico squadrone
Al bottin de le spoglie, onde vestiti
I cadaveri son de’ tronchi arbusti.
Porti ogni squadra i fasci suoi nel campo
Nuovamente, e gli appoggi a cavalcioni,
O d’una scala, o d’un bancon, che quattro
Abbia piedi, e bicorni abbia i due capi.
Posi ’l pedale d’ogni fascio in terra,
E la vetta alta sia, comoda, e pronta
A la man di chi stassi ivi a capparlo
Così piegato pel più sottil verso,
Come fa chi scorrendo per la vigna
Va i granelli migliori piluccando
Del già maturo grappolo pendente.
Questo è ’l tempo che ’l buon cultor distingua,
E scevri i brievi dai più lunghi arbusti,
Per la vetta ciascuno a se traendo,
(Perchè non tutte ad un’egual misura
Suol natura produr l’erbe e le piante)
Così le brievi con le brievi accoppia,
E le più alte con le gigantesche,
Tra ’l più e tra ’l men, con le sue man’ marita,
E tutte dal vilucchio ripurgando,
O da qualunque forestier viluppo
Ch’arido intorno intorno s’attortigli,
Componendo ne va manate piene,
Quanto con una man può brancicarne
Unite, e strette a l’uno, e a l’altro estremo,