Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
Posto primier de la primaria fila.
Ivi rialza pur da terra i fasci
L’un dopo l’altro, e in rialzarli, scuoti
La vetta lor, sicchè l’aride frasche
Spogli, e non abbia più capellatura.
Poi dritto in piedi ogni tuo fascio pianta,
Che l’un d’appoggio a l’altro serva, e in tanto
Fanne tu pira in quel medesmo campo,
In vetta aguzza, come ne l’Egitto
Le piramidi già soleano alzarsi.
Non più che sei bracciate alzinsi in ogni
Pira, e queste a la cima, ed a l’intorno
Tutte in un corpo ben legar tu dei
Con alcun canapin sottile arbusto
De’ più tenaci, sì che non si franga;
Onde l’impeto alzandosi del vento,
Non atterri la guglia, o pur se pioggia
Cada, ’l midollo intorno non penetri,
Ma giusta ’l declinar de le scoperte
Verghe, giù corra presto, e col fermarsi,
Non tinga a nero la corteccia verde.
Il campo è raso, e chi sta in piedi ancora
Può ben goder de la ruina altrui
Per qualche dì, ma non per lungo tempo.
“La vita il fine, e ’l dì loda la sera;
Nè tardo è mai quel male che s’attende;
Sebben lontan piucchè l’ultima Tule,
Ogni vento lo porta, e pare apposta
Nato, sebben foss’anche un zeffiretto:
Che il tempo è galantuomo a chi l’aspetta.
Vicina è già l’ora opportuna, e presto
Cadranno i sì orgogliosi canavacci:
Verrà, verrà l’ora prescritta, e anch’essi,