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Se scotendone alcuna, un polverìo
Alzarsi vedrai fuor di quella vetta,
Che per qualche momento intorno annebbi,
E ti sforzi a tener socchiusi gli occhj;
Nè in van già dissi che ne scuoti alcuna;
Che polverose non son tutte al pari.
La sola segaligna femminella,
Presta a perder il verde, e a macularsi,
Sterile a semenzir sempre la vidi;
Bensì a la vetta è cappelluta alquanto,
E doviziosa di fronzuto fiocco,
Ma tesoriera di semente alcuna
Non fu giammai: la femmina di fiori,
Piucchè di frutti è vaga, e ne va adorna.
Se vuoi vederli, piegale la fronte,
E certi fiorellini a lei vedrai
Far cerchio di color’ giallicci alquanto,
E fra più stami, come di fettucce
Involti, uscir di mezzo a un calicetto
Di foglie in guisa di crinita stella.
Poi che più soli an questa chioma aperta,
Il fior si slega, e maturando ognora,
Granisce, e si sfarina inaridito
Tanto, che ’l venticel con l’agitarlo,
O la man con lo scuoterlo, ne spande
Quella polve, fra se quasi dicendo:
Nulla ho più che aspettar: matura io sono.
O polve, o polve! quando in aria t’alzi
Pel vicinato, vuoi pur dir gran cose,
Se non mature, a maturar vicine!
Non creder però già, che inutil sia
Quel sorvolar d’atomi sì minuti:
Amor è quel ch’ogni granel ne porta,