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Solo il primo cultor, cui più d’ogni altro
Premer de’ ’l parto del terren pregnante,
Visiti i solchi scolatoj, portando
Seco ’l badile, e dove trovi a caso
Terra precipitatavi dal folto
Tempestar de la marra, industriosa-
mente la tragga, ed il canal n’espurghi,
Sicchè l’acqua cadendovi, ritegno,
Che dal corso l’arresti, alcun non abbia
Là dove ’l natural pendìo la porta:
Null’altro forse più abbortendo il seme
Di questo arbusto, che lo star sepolto
In quest’acqua stagnante, e quasi morta.
Nulla ho più che ridir. Dal cielo solo,
Dal cielo unicamente, e da chi ’l regge
Tutta aspettar ti dei la tua fortuna.
Corre allor la stagion, che di rimbuono
Ad irrorar la terra April comincia,
Grazia del primo Autor de la natura,
Che ’l tempo atto ben sa, sa il quando, e ’l come
Innamorar la terra, e fecondarla
Piovigginando con quel caldo umore.
Tu lo ringrazia, come ben conviensi;
Ma se dopo la pioggia il sole ardente
Percuoterà di tal calor la terra,
(Perché nei caldi segni ognor s’avanza)
Che la corteccia per di fuor ne abbruci,
E (come chi de la schifosa lebbra
Vien percosso da Dio) tutta sia crosta;
La qual, sebben la superficie sola
Tocca, e ’l midollo ad indurir non giugne,
Pur nuoce al nuovo germogliar del seme;
Tu allor di nuova sofferenza armato,