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Rimarrà dentro per dar moto al seme.
Là dove, se per due sole rivolte,
Rompi ’l terren, sempre riman quel desso
Inutile, infingardo e traditore,
320Perchè quel ceffo già coperto in pria
Non si camuffa, ed ostico rimane,
E ’l sol, che l’odia, infruttuoso il rende.
Ma perchè taccio la miglior cultura,
Che ’l villan fa gagliardo, e ’l padron ricco?
325La dirò qui, perché sebben di molta
Utilità, però di rado è in uso,
Nè far si può se non da chi ricolmo
Abbia l’erario suo d’argento e d’oro,
O pur tal campicello abbia, che Febo
330Lo guardi appena di passaggio un’ora,
Sicchè ’l lavoro in breve dì si compia.
Chi vuol la terra sviscerar davvero,
E trar dal bujo le più occulte glebe,
Giacchè ’l terzar la terra ito è in disuso
335Per la cresciuta villanesca inerzia,
Usi la vanga, e ’l vomero abbandoni.
La ferrea vanga a morder fu la prima
Il terren duro ne l’età d’argento,
Dopo che ’l secol d’oro sen fuggìo,
340E tolse al campo il natural suo seme.
Guardi però, che ’l vangator sia esperto
Ne l’opra sua, e sia la vanga tale,
Che di lamina abbondi in tutti i lati;
E ’l suppedaneo, o sia ’l ferreo vangile,
345Su cui col destro piè si calca, e aggrava,
Per conficcarla drittamente in giuso,
Due palmi almen nel manico sovrasti:
Così che ogni fiata nullameno