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E quella ch’era già del campo a vista,
Nel più profondo solco si nasconde.
Apparirà in tal guisa una pianura
Tutta egual, ch’io non so perché s’appelli
Vaneggio, o vaneggione: altri quaderno
90Il chiama, perchè forse ha quattro lati.
Questa sarà la preparata piazza
Al tuo sudore, ed a la tua cultura:
Finchè in selva convertasi, e n’appaja
Il verde e folto canapajo alzarsi.
95Che se ’l campo è maggiore, e se t’avanza
Altra terra atta, cui fidar tal seme,
E tu siegui ’l lavoro, e ne ricopia
Vicino al primo un altro simil vano
Diviso sol da un solco, che scomparta
100La terra, e per chi v’entra il passo appresti,
E l’acque giù cadenti anche ricetti.
Così farai finchè terra a quest’uso
Atta rimanga, e l’opra compirai,
E sarà ben compiuta allor, che ’l vomero
105Quanto può, ne la terra si profondi,
E l’interiora ricavando ad essa,
Tutta al fin la rimova, e la rovesci,
Tal che nulla d’incolto vi rimagna,
Che a questa pianticella impedir possa
110Lo stender bene, e assicurar sue barbe.
Non farai ciò però, se ’l terren molle
Sia d’acqua molta già dal ciel piovuta,
Che strugge il seme, e non ti dà alcun frutto.
Poi che ciò fatto avrai, stando in Lione
115Sotto la sferza de l’ardente Apollo,
Riposti i tuoi giovenchi, ed il tuo carro
Fino ad altr’uopo (che verrà ben tosto)