Pagina:Il canapajo di Girolamo Baruffaldi, Bologna 1741.djvu/34

Seme trar frutto, fa che risecate
20Le biade tutte in lor stagion mature,
E già ne l’aja, e ne’ granaj riposte,
Ogni stoppia rimanga anche recisa,
Sicchè ne resti tutto ’l campo imberbe.
Il sole allor co’ suoi cocenti rai,
25(Fin che nel cielo il sirio Cane attizza)
Purgherà ben le muffaticcie glebe
Per l’ombra fatta da le verdi biade,
E penetrando fin dentro ’l midollo,
Andrà il calore innato inviscerando
30Fra terra e terra, tanto che, caduto
Là dentro il seme poi, tosto germogli,
Nè nuovo caldo, per disciorsi, aspetti,
Ad animar quell’orditura interna,
Che intera tutta con la fronda, e ’l frutto,
35E fin con la fibrosa sua radice,
Incarcerata tien la pianticella.
Nudo il campo così da queste paglie,
Prepara pure il neghittoso aratro,
E i pigri buoi, che tempo ora è d’usarli,
40Nè più tenerli in mandra, o a la pastura.
Con questo, che dirò ferrato carro,
Rompi le glebe, e cavane alti scanni,
E ogni vestigio denudato turba
De la prima cultura, sicchè quanto
45Terreno a l’opra tua sarà commesso,
Da ponente a levante, e dal meriggio
Al sempre formidabile aquilone,
Tutto di nuova superficie adorno,
Per secondar le tue speranze, appaja.
50Spigni pur oltre i buoi, finchè riesce
Comodo il solco a la cultura usata