Corpuscoletti, atti a non pugner tanto Come quella de’ gioghi alpestri, ed ermi. Ivi sottil s’alzerà ben lo stelo, Ma sottigliezza tale, e tal finezza 120Più di danno saria, che di suo pregio, Perchè esile il lavoro, e floscia essendo La corteccia, ch’è tutto ’l suo tesoro, Forza poi non avrà di regger molto, In tela stesa, o in gomona conversa. 125E ne fa ben la pruova ogn’anno il Veneto Reggio Arsenal, quando sommette i nuovi Canapi in tana all’orrido patibolo, Per veder se nel mar poi reggeranno A sostener arbori, vele, ed ancore, 130E d’ Aquilone il formidabil’ impeto. O’ di prudenza raro esempio al Mondo, Gloriosa Città del mar Reina, Che così ben tieni in ogni opra l’uso Delle bilance, e tutto pesi, e libri! 135Nè men temprata di sapor dovrai Sceglier la terra: nè soverchio forte, Nè troppo dolce fa, che sia l’eletta. Tra queste due però guarda, ch’un d’essi Sapor’ non sopravanzi: Quel cretone 140Sì duro, alla cultura è assai ritroso, Nè tritar si può mai come impalpabile, Nè il seme di leggier rompe le glebe Per germinar; e se germoglia è raro, Nè metter può radici, e poco s’alza, 145E spesso langue, e muor, perchè non nato Felicemente dalla madre antica. Questo misto terren chiamanlo i nostri, Zucchegno, e vorrà dir, Terren, dov’altro,