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A veglia, o a danza con la tua famiglia;
E saran le tue faci, e i tuoi fanali.
Questa canape poi, perchè nericcia,
Con l’altra già migliore non mesceraila:
Tienla divisa, e dàlla al tuo funajo,
Che la bifolcherìa di funi e spago
Per lungo tempo ti terrà provvista:
Ma l’altra no, candida, liscia e forte:
Quella sarà la favorita, e d’essa
Tu ne farai più mazzi, o fastelloni,
Ma soprattutto pel di fuor ben lisci,
Ne le sue fronti, per riporli dove
L’agio di casa tua più tel consente;
Fin che ne venga il mercadante accorto,
In denaro a cambiar la tua fatica:
Che ben molti verranno da la fama
De la tua mercanzia sempre invitati,
Se l’astuto sensal scritto non abbia
Qualche flagel di grandine, o melume
A Vinegia, a Livorno, o a Sinigaglia.
Guarda però, che il magazzin dov’hai
Riposto il tuo sudor, sia ben guardato
Da l’umido, e in prospetto abbia buon lume:
Sicchè entrando il mercante, al sol riflesso
Del balconcel, per così dir, s’abbagli
Nel lustro, e nel candor di que’ fascioni.
Allora cresci per la tua derrata,
Che non saratti mai l’offerta avara.
Vedrassi a josa il canalino carco
Del centese tesor correr più lieto
Co’ varj legni suoi verso Ferrara,
E di là poscia, ver l’Adriaco mare,
E il testimon portar, ed il sigillo