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Stanno i lor colpi a scaricare intenti
Su la manata prima, che lor porge
La donna accorta al panconcello in riva,
Tanto fuora sporgendola a diritto,
Quanto l’aride canne a trinciar basta.
Prima il pedal sia quello che si porga,
Su cui più colpi scaricar dovrai,
Perchè più grosse son le canne, e dure:
Poi bel bello, e fors’anche ad ogni colpo,
Fin tanto che polputa è la manata,
Vada la donna fuor porgendo il fascio,
Poco più, poco men, quanto sia un palmo,
E rivoltandol, come la mia Ippolita
Solea già far ne lo schidon l’arrosto.
Tempesteranno i colpi giù a vicenda,
E gli abbattuti stecchi in giù cadranno,
E ’l tiglio insieme piegherà fin tanto,
Che la codetta le rimanga in mano.
La donna, allor che il fascio al fin s’accosta,
Volga ’l capo al fastello, e fuor ne spinga
La coda sì, che in due colpi leggieri
Resti disciolta la minuta canna,
Che giù stesa precipita in un punto,
E con le man’ se stropicciar la vuole,
Sarà de l’arte cortesia, e finezza.
Perchè ’l pedal più di leggier si franga,
Aprasi da la pronta femminella,
Che vedrassi così cedere al primo
Colpo, nè occorreranno altre percosse.
La virtù, allor ch’è unita, è più gagliarda,
Ma fievol resta quando si separa.
Sia la vicenda de’ flagellatori
Con arte fatta, nè col duro colpo