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IL BUON CUORE 237


Il Fariseo comincia a pregare; comincia bene; comincia con una espressione di vera umiltà: Ti ringrazio o Dio... ma questo bel principio è tosto compromesso, annegato, in un concetto della più ripugnante superbia coll’elevarsi a disprezzare gli altri... Ti ringrazio, o Dio, perchè non sono come gli altri uomini, rapaci, ingiusti, adulteri.... Aectisa tutti: pazienza accusasse alcuni; dicesse: non sono rapace, ingiusto, adultero, come pur troppo lo sono alcuni in società.... No, no: come sono tutti gli altri uomini! Purtroppo è questo uno dei caratteri del superbo; umiliare gli altri ed esaltare se stesso, disconoscere negli altri le belle qualità che hanno, o diminuirne il grado, e ascrivere a sè stesso qualità che non ha, o le qualità che ha, dal pregio di cinque elevarle al grado di cento. Al’, il nostro Ordine, diceva un tronfio religioso paragonando il proprio Ordine agli altri Ordini; il nostro Ordine non la cede a nessuno in uniiltà! Pazienza il giudizio del Fariseo superbo fosse rimasto sulle generali: no, discende al particolare: anche come questo pubblicano...’. Chi autorizza il Fariseo a formulare questo giudizio? Se il Pubblicano esercitava una professione invisa e pericolosa, chi poteva dire che non. la esercitasse per necessità e con onestà, o almeno chi da questa professione di pubblicano poteva arguire che quell’uomo avesse tutti gli altri difetti, tutt’altro che- piccoli, cioè di essere ladro, ingiusto, adultero? Il Fariseo va innanzi nella sua preghiera. Digiuno due volte la settimana; pago le decime di tutto quello che possiedo... Non -si può negare che queste opere non siano opere buone. Il torto del Fariseo sta nel ricordare queste opere in contrapposto a quello che fanno gli altri; oppure nel dare a queste opere un valore maggiore di quello che abbiano in realtà. In fin dei conti sono opere affatto esterne, che come non costituiscono in sè stesse la moralità, possono trovarsi benissimo insieme a sentimenti ignobili interni, a violazioni gravi della virtù. Quante volte queste pratiche esteriori della legge sono bandiera sventolata per meglio coprire interne magagne, mercanzia avariata!

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Esaltare il bene che facciamo noi, esagerare e supporre il male negli altri, come faceva il Fariseo, è la forma di superbia più comune e volgare. Ma quante forme variate e sottilissime assume la superbia presso le persone! Un oratore popolare ebbe giustamente a dire: la superbia è come il cotone; si trova in tutte le stoffe: Era superba’ anche Perpetua quando diceva di aver rifiutate tante offerte di matrimonio; e Agnese conosceva così bene il suo debole, che, furba come era, ne usò per giocarle il brutto tiro che tutt: sanno. E’ qui il fanfarone, si mormora ironicamente nelle società galanti, quando compare una nota persona: è un tale che altro non fa che raccontare le site prodezze, esagerando quello che fa, inventando quelli) che non ha mai fatto; se in una faccenda c’è lui, tutto va bene; se è andata male è perchè non c’era lui: lo chiamano quello che ha messo il

piccitiolo alle ciliegie. Ad alcuno guai se non si usano i dovuti riguardi! guai se non lo si saluta in istrada! guai se non Si manda il biglietto di visita nel suo giorno’onomastico t E’ capace di rompere la relazione, di non venirvi più a trovare. Alcuni si azzardano a fare qualche osservazione, a dare qualche consiglio? So ben io quello che devo fare, si risponde, io non ho bisogno del consiglio di alcuno. E si fanno spropositi uno più grosso dell’altro. E’ una padrona di casa che vuol far lei le pietanze invece della cuoca; va in cucina, aggiunge il fuoco di qua, lo leva di là; qui allunga il brodo, là mette troppa sale; per far meglio le pietanze le rovina tutte; per rovesciare.poi adosso agli altri il male che ha fatto lei: è superbia bella.? buona! E’ superba la donna di servizio che vuoi.far a modo su i, che risponde,arrogantemente alle-.osservazioni, al comandi dei padroni. E’ superbo lo scolaro che si crede più bravo dei suoi compagni, e li disprezza. Se alcuno riceve una preferenza, lo si guarda con occhio.di invidia, si grida alla parzialità, al: pare zelo il nostro; non è che orgoglio offeso. Si pensa al bene che facciàmo, non si pensa al molto bene che non facciamo, e potremmo fare, an-• zi dovremmo fare. Ci pare di sapere molto, e non si pensa quanti altri ne sappiano più di noi. Fu ben assestata la risposta data ad uno che millantando il suo sapere, disse in aria di sufficienza ad un amico: quanto pagheresti a sapere quello che so io? E l’altro tranquillo rispose: pagherei il doppio a sapere quello che non sai. Molti sono orgogliosi delle belle qualità che hanno: - lo sarebbero meno se pensassero anche ai loro difetti. Il pollo d’India che fa la rota. O il pavone che allarga la sua splendida coda, sono presi come immagine del superbo: anzi il pavone ha dato origine al verbo pavoneggiarsi, per dire insuperbirsi. Dicono che il pavone,• quando si gonfia di più. se per ’caso abbassa gli occhi e guarda le sue zampe. ruvide, pelate scarne, insozzate di ’fango, si sente umiliato e abbassa subito le ali. Quanti sono superbi di beni dei quali non hanno -alcun merito? Che merito ha uno di vantarsi d’essere ricco perchè è nato ricco’ Potrà vantarsi se’le ricchezze le ha guadagnate lui, se delle ricchezze usa bene. Che riferito ha uno se ha dell’ingegno? L’ingegno glielo ha dato Dio: avrà merito se ne usa bene: se non lo usa, o ne usa male, l’ingegno anzichè essere un titolo di merito diviene un titolo di condanna. Che merito ha uno di essere bello? Eppure quanto e’ comune la superbia della bel lezza! E’ la superbia più vana che ci sia: è la qualità nella quale il merito della volontà propria è entrato il meno possibile; è un merito che oggi c’è e domani non c’è più. Che merito ha uno di avere ereditato un gran nome? Il gran nome è una grande accusa se la nostra condotta non cerchiamo di renderla pari al nome. I’erchè, piccin, tant’anii Vantarmi gli avi tuoi? Della pianta sui rami Io cerco i frutti tuoi: Mal per colui che dice " Che son nella radice.

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