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IL BUON CUORE 331


profetato sino a Giovanni: e se voi volete Capirla egli è quell’Elia che doveva venire. Chi ha orecchie da intendere, intenda. (S. MATTEO Cap. 11).

Pensieri.

Una verità fondamentale della nostra religione viene a noi ricordata nell’odierno Vangelo. Noi siamo cristiani: perchè lo siamo? Perchè crediamo in Cristo. Perchè crediamo in Cristo? Perchè crediamo che Gesù Cristo è Dio. Quali ragioni provano la divinità di Cristo? Sono moltissime; una di queste, e delle più gravi, è appunto quella ricorda taci dall’odierno Vangelo. Gesù Cristo stesso ce la presenta. Perchè diciamo che Gesù Cristo è Dio? Perchè le opere miracolose ch’egli compie, non le può fare che Dio. I miracoli di Cristo sono le prove della divinità di Cristo. Le opere che io faccio, disse già Cristo in altra parte del Vangelo, rendono testimonianza di me.

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Giovanni Battista trovavasi in prigione. Il suo apostolato di precursore lungo le sponde del Giordano era compiuto: egli aveva già additato alle turbe Gesù, come l’agnello di Dio, come colui che toglie’i peccati del mondo e l’aveva additato perchè egli stesso aveva avuto una testimonianza esterna e divina della divinità di Cristo. Colui, gli aveva rivelato lo Spirito Santo, sul quale tu, nell’amministrare il battesimo. vedrai scendere la colomba, colui è il figlio di Dio. Io l’ho veduta la colomba, afferma Giovanni, l’ho veduta discendere sopra di Gesù: credetegli; egli è il Messia. Giovanni non aveva quindi bisogno di altre prove per credere che Gesù fosse il Messia, egli che queste prove le aveva adoperate per far credere gli altri. Come si spiega quindi la missione che egli affida oggi a due suoi discepoli? Avendo udito in prigione le opere.grandi che compieva Gesù, egli manda due de’ suoi discepoli a Gesù per chiedergli: sei tu quegli che deve venire e dobbiamo aspettarne un altro? Cos’era Avvenuto? Giovanni aveva forse perduta la fede in. Cristo? il dubbio d’essersi ingannato, quando solennemente aveva salutato Gesù quale Agnello di Dio, era forse entrato’ nel suo cuore? Mai più: il dubbio dell’uomo non può entrare in un’anima che ha udita la parola di Dio. Scio sui credidi. Il dubbio non era in lui, ma ne’ suoi discepoli i quali vedendo la virtù, la penitenza, la parola inspirata di Giovanni, avevano pensato che Giovanni fosse, non il prècursore del Messia, ma il Messia stesso. Questa credenza era stata divisa anche dai farisei, che avevano mandato a chiedere a’ Giovanni: sei tu il Cristo? E Giovanni li aveva apertamente dissuasi dicendo: è in mezzo di voi il vero Messia, che voi non conoscete, e al quale io non son degno di sciogliere i legaccioli delle scarpe. Giovanni quindi manda i suoi discepoli a chiedere a Cristo se egli s;9 veramente colui che deve venire, perifrasi per dire il Messia, o se debbasi aspettare

un altro: fa questo non per dare la fede a sè, ma per darla agli altri. E quale è la prova che Gesù dà ai due discepoli di Giovanni per testimonianza che egli è veramente il Messia aspettato, il figlio di Dio, Dio egli stesso? Ponderatela bene: una delle basi della nostra fede è qui. Gesù rispose loro: Andate a riferire a Giovanni quello che avete udito e veduto: i ciechi veggano, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono mondati, i sordi odono, i morti risorgono: si annunzia ai poveri il Vangelo. In senso assoluto, il far dei miracoli non è una prova di essere Dio: quanti profeti nell’antico testamento avevano opèrato miracoli, compreso il, massimo di far risorgere i morti, e non erano Dio! Per comprendere la forza di questo argomento dei miracoli operati da Gesù a provare la sua’ misskine divina. la sua divinità, bisogna ricordare alcune circostanze: i Profeti avevano annunciato che il Messia avrebbe operato dei miracoli; l’epoca di Cristo era precisamente quella che corrispondeva all’aspettazione generale del Messia; molti altri fatti avevano provato che Gesì fosse il Messia; Gesù stesso aveva esplicitamente e ripetutamente dettó di esserlo: argomento quest’ultimo ben grave, perchè se Gesù avesse detto di essere il Mèssia, e non lo fosse, egli non sarebbe che un audace mentitore, un sacrilego; caratteri in perfetta contraddizione coll’indole, colle parole, colla perfezione caratteristica di Cristo. I miracoli opérati da Cristo, operati da lui come la prova della sua divinità in mezzo agli Ebrei, importantissima conseguenza, notatelo, diventano la prova della sua divinità anche per noi. L’Appellarsi ai miracoli per provare la sua divinità non è fatto ’secondario nella vita di Cristo è tatto fondamentale, è fatto culminante. A quale argomento per convincere gli ebrei che gli chiedevano la prova della sua divinità, Gesù li richiama? Al fatto miracoloso della sua risurrezione. Questa generazione chiede segni, e non gli verrà dato che il segno di Giona profeta: io starò nel sepolcro tre giorni, e poi risorgerò. La risurrezione di Cristo, ecco la grande proVa della divinità di Cristo. E’ per confermare la fede degli apostoli in questo fatto che Gesù Cristo rimase sulla terra quaranta giorni dopo la sua risurrezione; comparendo ad essi più volte, in circostanze diverse, chiamandoli a constatare coll’esperimento degli occhi, delle mani, coll’esperienza, ora si direbbe, scientifica, esperimentale; ch’egli fosse veramente risorto, ch’egli era veramente Dio. E’ il fatto della risurrezione che suggellò la fede degli apostoli nella divinità di Cristo, fatto non divinato, non trasfigurato dalla coscienza individuale interna degli apostoli, ma fatto esterno, constatato, ripetuto, oggettivo. •Se Gesù Cristo non è risorto, grida S. Paolo, noi credendo nella sua divinità, siamo i più miserabili degli uomini. Quanto è palese in questo rapporto la fallacia, l’er